Due mogli e sei figli, la vita spezzata di Salif

Venerdì 17 Novembre 2017
Due mogli e sei figli, la vita spezzata di Salif
IL DRAMMA
Per arrivare fino a qui era sfuggito alla polizia ivoriana, aveva attraversato deserti, aveva affrontato un viaggio su un barcone partito dalle coste della Libia. Aveva superato prove e pericoli e, ormai, credeva di avercela fatta. Salif Traoré, 35enne della Costa d'Avorio, è morto su una strada provinciale a due passi da Codevigo, mentre stava raggiungendo i compagni in marcia. In bicicletta, senza luci, senza giubbino di sicurezza, è stato travolto da una monovolume e scaraventato in un fosso. «Quanto accaduto è un dispiacere enorme - ha commentato ieri il prefetto di Venezia, Carlo Boffi - avevamo detto che nessuno doveva lasciare la base al buio a piedi e in bici, era stato organizzato un servizio di trasporto con i pulmini della cooperativa. Siamo affranti, la morte di un giovane migrante in circostanze tanto tragiche è un lutto per tutti. Dal punto di vista operativo, però, tengo a precisare che le forze dell'ordine hanno la coscienza a posto: abbiamo fatto tutto ciò che si doveva e si poteva fare».
DA ABIDJAN A CONA
Salif era partito dall'ex capitale della Costa d'Avorio, Abidjan, all'inizio dell'anno. «Ci eravamo conosciuti in Libia - racconta Samir, l'amico con cui aveva affrontato la traversata e con cui aveva condiviso la destinazione di Cona - era un ragazzo buono, che rispettava tutti e amava l'Italia. Voleva continuare la marcia insieme a noi, era partito in bicicletta dalla base perché voleva raggiungerci».
LA FAMIGLIA
Salif, in Africa, aveva due mogli (in Costa D'Avorio la poligamia non è vietata) e sei figli. «Quando abbiamo saputo della sua morte - racconta un altro dei migranti ivoriani, Alassane Camara - abbiamo avvertito noi i suoi cari. È assurdo morire così, non è giusto. Salif, come tanti di noi, era in attesa della risposta della commissione territoriale, per conoscere il proprio destino e come sarebbe andata la sua domanda di asilo. Per sette mesi ha vissuto a Cona, e ancora nessun cenno di risposta». Il suo pensiero, quotidianamente, andava alla famiglia. «Voleva rivederli, voleva tornare da loro. Come è andata questa storia è una vera tragedia». Il corpo, al momento, si trova all'obitorio dell'ospedale di Piove Di Sacco. Si dovrà capire se potrà essere rimpatriata la salma, ma è probabile che venga tumulata in Italia, considerando il fatto che sembra difficile che la Costa d'Avorio accetti il rientro della salma di un richiedente asilo.
LA MARCIA CONTINUA
La morte tragica del 35enne ivoriano non ferma, comunque, il cammino dei migranti. «Andremo avanti anche per lui - affermano gli altri ivoriani - come noi non sopportava più la situazione all'interno del campo, sapeva che avrebbe dovuto attendere ancora a lungo prima di poter risolvere la sua situazione. Glielo dobbiamo, adesso più di prima è necessario portare a termine quello che avevamo iniziato». E il pensiero vola subito a un'altra giovane ivoriana scomparsa la notte del 2 gennaio a Cona, la 25enne Sandrine Bakayoko, stroncata da una grave malattia. «Ricordatevi di lei, ricordatevi di Salif - urla qualcuno da un megafono - Le circostanze sono diverse, è vero, ma parliamo di due persone che hanno terminato la loro giovane vita a Cona. E non vogliamo ce ne siano altre».
D.Tam.
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