Droga e bitcoin, indagine chiusa

Mercoledì 23 Gennaio 2019
Droga e bitcoin, indagine chiusa
L'INCHIESTA
PADOVA Si è chiuso il cerchio attorno ai trafficanti di droga, abili nel trasformare il business illegale in bitcoin la regina delle criptovalute. Quando i poliziotti della Squadra mobile hanno bloccato il fiume di hashish e marijuana in città il boss, Emanuele Lovato detto il Dottore, aveva racimolato 2.400 unità di bitcoin per un valore in euro che ha toccato al cambio anche tra i 15 e i 20 milioni. Una fortuna ottenuta grazie allo spaccio. E nei giorni scorsi il pubblico ministero Benedetto Roberti, titolare delle indagini, ha chiuso il fascicolo con iscritte tredici persone tutte accusate a vario titolo di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente. Una prima tranche dell'inchiesta era già stata terminata a dicembre, con la richiesta di giudizio immediato per i tre personaggi chiave: il capo della banda Lovato gestore del bar Alexander di via San Francesco (ancora chiuso), la sua fidanzata Marianna Zoia e il romeno Raul Buta.
LE INDAGINI
Nove arresti, una quindicina di perquisizioni e il sequestro di 200 mila euro in contanti. Questi i numeri del blitz compiuto dagli uomini della Mobile in quella che è stata definita l'evoluzione 2.0 del traffico illecito di stupefacenti, con l'utilizzo di tecnologie innovative: dalla moneta reale a quella virtuale, da telefonate ed sms a chat impossibili da intercettare, dall'acquisto della droga al mercato nero a quello nel deep web. L'attività investigativa, iniziata verso la metà del 2017 e condotta anche con l'ausilio di agenti sotto copertura, ha permesso di individuare la banda di spacciatori, composta principalmente da italiani, che, prima in un'abitazione presa in affitto in via Lepanto e poi in via Mentana, gestiva un ragguardevole giro di spaccio di sostanze stupefacenti dall'elevatissimo principio attivo. I maggiori clienti erano gli studenti universitari e il Dottore, così chiamato perchè laureato in psicologia, la droga dalla Spagna la pagava in criptovaluta. Attuando questo escamotage era sicuro di non essere pizzicato, ma si è sbagliato. Lo stupefacente era nascosto in un mobile del soggiorno nell'appartamento di via Belzoni, dove risiedevano il barista e la fidanzata Marianna Zoia, all'interno di zaini, scatole di scarpe e pacchetti di sigarette. Ma è nel covo di via Mentana che sono stati ritrovati i quantitativi più consistenti. Hashish e marijuana erano occultati in una scatoletta di plastica rinvenuta in cucina, e dentro un'intercapedine in cartongesso composta da un attaccapanni in legno e da una serratura mascherata da un pomello.
UNA MONTAGNA DI DROGA
Gli inquirenti hanno sequestrato hashish e marijuana dall'altissimo principio attivo, come stabilito dalla consulenza tossicologica disposta dalla Procura, che avrebbero assicurato profitti considerevoli. I numeri delineati dagli esperti fanno rabbrividire: sono stati sequestrati quasi sei chilogrammi di marijuana, pari ad oltre 14 mila dosi medie singole, vale a dire 715 volte il quantitativo massimo per cui è consentita la detenzione, e otto chili e mezzo di hashish, con principi attivi oscillanti tra il 18% e il 30%, per quasi 95 mila dosi medie, cioè 4.745 volte la quantità consentita dalla legge. Insomma, una fortuna in sostanza stupefacente che Lovato non trasformava solo in bitcoin, ma anche in Ethereum un'altra criptovaluta.
Marco Aldighieri
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