Donne e violenza, Donazzan: una via intitolata alle vittime

Sabato 1 Febbraio 2020
LA CONFERENZA
PADOVA «È un argomento da affrontare con la giusta attenzione, quotidianamente, per non sottovalutarlo: serve cultura per prevenire la violenza». Risponde così l'assessore regionale Elena Donazzan alle polemiche di Leu sull'incontro che si è svolto ieri al Museo della Terza armata. Il consigliere regionale Piero Ruzzante aveva puntato il dito contro «le finalità politiche nascoste dietro all'evento Dai diritti dei carnefici al silenzio delle vittime. Ricordando Pamela Mastropietro».
«Come assessore alle Pari opportunità ho il dovere di partecipare a eventi d questo tipo - sottolinea Donazzan - Se l'antimilitarismo di Ruzzante gli avesse permesso di avvicinarsi con serenità a questo tema, si sarebbe reso conto che i nostri militari sono nel mondo per difendere le vittime. Uomini che con onore indossano la divisa. La violenza è un problema sociale, appartiene anche a fenomeni legati alla presenza di culture non italiane e in particolare di quella musulmana. Il rapporto uomo-donna è completamente diverso dal nostro. C'è un mondo da far emergere, dobbiamo favorire il confronto con i più giovani nelle scuole. Non solo, bisogna puntare sulla cultura delle donne per aumentare la loro capacità di entrare nel mondo del lavoro. Solo così diventeranno indipendenti».
L'incontro è stato aperto da Silvia Carpanese, responsabile dei rapporti istituzionali e referente per il Veneto dell'Associazione vittime riunite d'Italia, presente anche il presidente dell'Avri, Angelo Bertoglio. Ospiti dell'iniziativa la criminologa Manuela Marchetti, Marika Diminutto di Avri Friuli e Marco Valerio Verni, legale dei familiari di Pamela Mastropietro. la giovane tossicodipendente affetta da disturbi della personalità, uccisa nel gennaio 2018. In occasione dell'incontro è stata presentata una mozione per l'intitolazione di una via, una piazza o un parco a memoria delle vittime di violenza.
«Porto dentro di me la vita di tutte le vittime e i racconti disperati delle famiglie - dichiara Marchetti - Spesso vado nelle scuole per promuovere percorsi di prevenzione alla violenza, raccolgo le paure delle ragazze. ascolto storie forti, c'è chi ha timore del proprio compagno o peggio ancora subisce violenza in famiglia. Per Pamela ho dentro un dolore forte, perché quando si parla di lei tutti si girano dall'altra parte. Ma non si può non parlarne ai ragazzi: se sanno, si possono difendere e possono prevenire. Questa è una società malata in uno Stato avanzato».
E. Fa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci