«Dalle infrastrutture alle tecnologie anticipiamo i cambiamenti del mondo»

Mercoledì 12 Maggio 2021
«Dalle infrastrutture alle tecnologie anticipiamo i cambiamenti del mondo»
Massimo Coccato da tre anni è alla guida dell'Ordine degli Ingeneri di Padova, al quale sono iscritti 4mila professionisti. Un esercito già in campo per far ripartire il Paese.
Presidente, in quale scenario state operando?
«Avremo un ruolo decisivo su vari fronti, ma vorrei partire da quello che secondo me è di maggiore attualità, cioè la sanità. E lo ha sintetizzato in maniera efficace un luminare della Medicina, il professor Federico Rea, di recente ospite della nostra assemblea annuale, il quale ha evidenziato il compito strategico per l'innovazione che nell'immediato futuro svolgeranno gli ingegneri, per esempio per quanto riguarda la chirurgia robotica che sta prendendo sempre più piede. Per non parlare della digitalizzazione del sistema sanitario, passaggio ormai improcrastinabile, come ha dimostrato la pandemia».
Siete attori protagonisti, quindi, del Recovery fund.
«Certo, e in un contesto in cui arrivano risorse in settori che coprono l'interra sfera delle nostre competenze. Quindi, non tanto costruzione di abitazioni, quanto piuttosto crescita del Paese in senso generale. Noi siamo pronti e le possibilità vanno sfruttate subito, e al meglio. Ma se da un lato il nostro impegno è assicurato, dall'altro c'è assoluto bisogno di semplificare le procedure burocratiche, perché altrimenti non riusciamo a spendere in tempi celeri i fondi. Draghi più volte ha sottolineato che l'Italia deve riappropriarsi delle competenze professionali delle persone e per andare in questa direzione i legislatori prima di decidere devono tenere conto delle nostre osservazioni».
Faccia un esempio.
«Emblematico è il caso del Superbonus 110%: essendoci ancora difficoltà nell'applicazione delle normative, il rischio è di non poterlo sfruttare, se non si semplificano le procedure. E non è una questione tecnica, perché questo aspetto non preoccupa né noi, né i colleghi architetti, o geometri, ma proprio l'acquisizione della documentazione necessaria, dato che molti dipendenti comunali sono in smart working. E poi ad appesantire il quadro ci sono cavilli che complicano l'iter, tanto che alla fine c'è gente che rinuncia».
Qual è lo stato dell'arte?
«I colleghi stanno lavorando e per fortuna c'è stata l'estensione fino al 2023. In particolare sono in prima linea coloro che si occupano di edilizia. E poi c'è il sisma-bonus, per la messa in sicurezza degli edifici dal terremoto: non è stato adeguatamente pubblicizzato però, in base alla nuova classificazione del territorio veneto, consente di accedere a fondi per assicurare l'efficienza strutturale delle palazzine. Anch'esso può essere un volano importante per l'economia, ma pure in tale ambito servono competenze, che sono il punto di partenza per il rilancio dell'Italia».
Ha una proposta da formulare?
«Ho già avuto modo di incontrare il rettore del Bo Rosario Rizzuto e di chiedergli di adeguare i corsi di laurea in Ingegneria alle nuove esigenze del Paese. È necessario fare un salto culturale perché noi non possiamo più essere considerati artefici solo dello sviluppo infrastrutturale, bensì propulsori di quello tecnologico».
Ni.Co.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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