«Dal sociale alla cultura, così vedo la mia città crescere»

Mercoledì 15 Maggio 2019
«Dal sociale alla cultura, così vedo la mia città crescere»
ARTE IN CITTÀ
PADOVA Due innamorati a bordo di una barca, che lasciano cadere due origami a forma di cigno. E' la nuova opera Le vie dell'acqua, realizzata in via Gradenigo dal famoso street-artist padovano Tony Gallo.
Il murales è stato completato ieri, compare sulla facciata della sede dell'associazione culturale Fantalica, del Csv e del Cai. La nuova opera si inserisce nella quarta edizione del progetto Portello Segreto.
Tony qual è il significato di Le vie dell'acqua?
«Ha una valenza simbolica. Intende ricordare il profondo valore dell'acqua come via di comunicazione in un contesto così rilevante come il palazzo che ospita diverse associazioni. Il lavoro è stato fatto ad una certa altezza, per fare in modo che si potesse vedere anche da chi transita in barca sul Piovego. Ci ho messo tre giorni per realizzarlo. Il murales parla di una coppia di innamorati che mettono in acqua degli origami. I due aspettano che la corrente porti i cigni ad avvicinarsi».
Come sta andando la street-art nel Padovano?
«Nel mondo è il filone artistico del momento, non siamo solo sui muri, molte gallerie ospitano le nostre opere. Anche a Padova c'è molta sensibilità in questo senso. A giugno attendiamo la biennale della street-art, sono coinvolti 15 artisti veneti e francesi. Ora anche i più dubbiosi, cominciano a capire che street-art vuol dire abbellire gli spazi grigi e dare un senso ad aree degradate».
Padova è aperta ai giovani?
«In generale vedo una città in crescita a livello sociale, culturale e artistico. Io vivo all'Arcella, la prossima settimana realizzerò un altro murales al palazzetto dello Sport in occasione dei 50 anni dell'associazione Telefono amico. Il disegno parlerà d'integrazione».
Sei conosciuto anche all'estero, che progetti hai?
«Ho appena inaugurato una mostra ad Amsterdam, nella galleria d'arte Art 3035 dove è stato esposto anche Bansky».
Su cosa ruotano le tue opere?
«Nelle mie opere l'essere umano, come in una seconda pelle, ha la possibilità di mimetizzarsi nella natura prendendo le sembianze di un animale o di un albero, mantenendo intatti però i sentimenti, le emozioni, i valori dell'uomo. Questa ricerca artistica è diventata per me l'addentrarsi in un viaggio magico da cui ho tratto una prima lezione importante, ancorché apparentemente contraddittoria: bisogna oltrepassare sempre la realtà, al contempo guai a fidarsi delle apparenze».
Cosa cerchi di trasmettere?
«Amo pensare che la mia espressività artistica susciti in chi la osserva reazioni e sentimenti di curiosità, perché nasce dalla necessità profonda di esplorare un mondo fantastico che solo a pochi è dato conoscere, e mi piace credere che attraverso di essa qualcuno possa scorgerlo. I miei soggetti si travestono di colori accesi per essere meglio accettati, ma al contempo non temono il giudizio perché sfoggiano una segreta personalità atta a scavare nelle emozioni delle persone con cui interagiscono».
Elisa Fais
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