Coronavirus, la sanità

Martedì 11 Maggio 2021
LA SITUAZIONE
PADOVA Le case di riposo padovane stanno ancora studiando. Tranne qualche eccezione infatti nelle strutture della città e della provincia non ci saranno aperture immediate. Non è semplice organizzare le visite dei parenti ai loro famigliari accolti in struttura. E anche l'Ulss 6 non ha ancora il protocollo della Regione da distribuire. Ma basta raccontare un piccolo particolare: «Non potendo i parenti salire in stanza occorre un operatore che aiuti l'anziano a prepararsi, lo porti a piano terra o in giardino, resti a parlare con i congiunti per riferire dello stato di salute e poi al termine della visita lo riporti in stanza». Parole di Davide Colombo direttore della Casa di riposo di Noventa (90 ospiti).
Ma più la struttura è grande come Civitas vitae alla Mandria che ha 550 anziani da movimentare, più c'è da organizzare. Lorena Barison, responsabile dell'accoglienza: «Da gennaio le visite erano previste in luoghi appositi con plexiglass e contatto fra le mani, ma quelle dei parenti avevano i guanti. Ora credo che solo da lunedì potremo proporre una visita alla settimana in orario programmato. Infatti c'è tutto un sistema da mettere in piedi. Si entra solo su prenotazione. Se fa brutto tempo stiamo pensando di aprire le vetrate mettendo i famigliari all'esterno e gli ospiti all'interno».
LE CARTE
Poi ci sono i documenti. I parenti devono prima firmare il Patto di condivisione del rischio una sorta di elenco di buone pratiche che deve riguardare ad esempio il fatto di lavarsi le mani tenere la mascherina e informare subito se dopo la visita hanno la febbre. Poi c'è la faccenda del certificato verde che bisogna esibire. L'Ulss 6 risponde a stretto giro. Il certificato è il frutto di tre combinazioni che vanno bene ognuna anche da sola. Puo essere: il certificato dopo la seconda dose di vaccino. Chi non ce l'ha deve farselo fare dal Distretto di appartenenza. Secondo: un certificato che ci si è negativizzati dal virus da meno di 90 giorni dalla malattia. Terzo: un certificato che si è fatto un tampone entro le 48 ore precedenti.
LE FAMIGLIE
«Bene perché le famiglie ci stanno già chiedendo come ottenerlo» dichiara Roberta Meneghetti, presidente della casa di Riposo di Merlara (62 ospiti). «Per il resto noi le visite in esterno le facevamo già con tutta la sicurezza possibile, ma per quelle all'interno dobbiamo studiare tutto».
Anche Bruno Coccato presidente del Craup di Piove (230 ospiti) appare cauto. «Oggi avremo una riunione con i medici e gli operatori per stabilire le modalità e speriamo di poter partire per fine settimana. Credo però che visite di questo genere potremo organizzarne una per famiglia ogni due settimane. Ci vuole il personale. E la sicurezza. Qui la burocrazia è sovrana e poi la Regione se succede qualcosa chiederà il conto a noi. Credo comunque che prima di fare entrare i famigliari faremo loro un tampone rapido come del resto facciamo da qualche mese per chi entrava nelle stanze degli abbracci. Di buono c'è che il 15 riapriamo il servizio diurno. Andiamo a prendere l'anziano a casa resta qui tutto il giorno e poi lo riportiamo dai suoi».
Ornella Pettenuzzo è la presidente della casa di riposo di Cittadella, 300 ospiti divisi in cinque strutture. «Ci stiamo organizzando con medici e assistenti per avere un vademecum comune. La nostra idea è di fare anche un tampone molecolare ed avere l'esito entro 48 per essere più tranquilli nei confronti di coloro che visitano i parenti ma non sono ancora vaccinati. Certo non sarà un liberi tutti. Dovranno vedersi a orari precisi e non più di due alla volta».
Davide Colombo: «C'è però un particolare che ci lascia molto soddisfatti e riguarda i nuovi ingressi. Non sarà più necessaria la quarantena di dieci giorni se un anziano è già vaccinato. Immaginate quanto sarà il sollievo per le famiglie e per la persona stessa, che non si sentirà solo».
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci