Contagi e ricoveri crescono ancora: tutte le scuole a rischio chiusura

Venerdì 5 Marzo 2021
LA SITUAZIONE
PADOVA Le quattro scuole dell'Alta Padovana restano chiuse senza certezze per il rientro, ma il virus corre e la variante inglese dilaga: si fa sempre più concreta l'ipotesi che le lezioni in presenza vengano sospese in tutta la provincia. Il Veneto rischia di ritrovarsi dalla prossima settimana zona arancione e in ogni caso è possibile che scattino le chiusure degli istituti nelle aree più a rischio. Ieri il governatore Luca Zaia ha confermato: «L'Alta Padovana è particolarmente colpita, la provincia di Padova è alle soglie del blocco». Intanto i ricoveri in ospedale continuano a crescere e nel giro di sette giorni sono passati da 232 a 268. L'escalation è evidente e non fa certo presagire un mese tranquillo.
I NUMERI
La Fondazione Gimbe, che da un anno monitora le curve della pandemia elaborando i dati del Ministero della Salute, ieri ha diffuso un report sottolineando che Padova è la provincia veneta con la più alta incidenza del virus sulla popolazione: 192 contagi su 100 mila abitanti. Dal bilancio di giornata di ieri emerge inoltre che sono stati registrati 388 nuovi casi di positività e cinque decessi.
IL PRIMARIO
La curva in aumento è testimoniata dalla situazione alla Terapia intensiva centrale dell'Azienda ospedaliera di Padova. Il reparto di via Giustiniani due settimana fa ospitava un solo paziente colpito dal Covid, una settimana fa i pazienti erano sei e ora siamo già saliti a 12. La Rianimazione conta complessivamente 18 posti e il grande timore degli anestesisti è che i letti tornino in fretta tutti pieni come accaduto nei picchi della prima e della seconda ondata.
Intanto, per far fronte a questo aumento, la Terapia intensiva ha dovuto riconvertirsi per l'ennesima volta. «Grazie al calo dei ricoveri la nostra era diventata una Rianimazione mista con 7 box dedicati ai pazienti Covid e il resto dei posti destinati agli altri pazienti - spiega il direttore Ivo Tiberio - Da martedì però abbiamo dovuto cambiare ancora. I pazienti chirurgici sono stati dimessi in altri reparti e il nostro reparto è tornato ad essere esclusivamente Covid. Una scelta inevitabile». La riconversione della Terapia intensiva arriva subito dopo la decisione di aprire un altro reparto Covid al sesto piano del monoblocco, ricavando venti posti letto originariamente destinati a pazienti ordinari. In ospedale è un continuo chiudere e aprire, seguendo l'onda dell'emergenza.
I SEGNALI
«Sia in primavera che a dicembre abbiamo avuto tutti i posti pieni, appena usciva un paziente ne entrava un altro - spiega il dottor Tiberio - Se nella prima ondata i pazienti erano stati 50, nella seconda sono stati 130. Speriamo di non rivivere più certe situazioni ma è naturale essere preoccupati. La forbice d'età oggi è molto ampia: andiamo dall'uomo con meno di 40 anni all'anziano di oltre ottant'anni».
Tiberio sa perfettamente che ciò che accade fuori dagli ospedali rappresenta una spia di ciò che poi lui vedrà in corsia. «Se aumentano i contagi, poi di conseguenza aumentano i ricoveri in ospedale. Oltre il 15 dei ricoverati finiscono in Terapia intensiva. Le degenze da noi durano 10 giorni se tutto va bene, altrimenti possono durare anche molto di più».
Il direttore passa la stragrande maggioranza del tempo in reparto, ma ovviamente guarda con grande attenzione anche alle scelte politiche sulle limitazioni. «So che è molto difficile decidere se chiudere o no e io non voglio certo sostituirmi ad altri - premette - Di certo posso però constatare che l'aumento dei casi si è verificato, sia in autunno sia adesso, esattamente un mese dopo la riapertura delle scuole. Il problema non sono tanto le scuole in sé - osserva - quanto il fatto che con le scuole aperte si muovono moltissime persone ogni giorno. I giovani quando si contagiano sono spesso asintomatici ma così è più facile che si crei il contagio nell'ambiente familiare. E la variante inglese ovviamente preoccupa per la sua maggior trasmissibilità».
In attesa di capire quali decisioni verranno prese, Tiberio oltrepassa per l'ennesima volta la porte scorrevole della Rianimazione. «Riceviamo tantissimi ringraziamenti. Ogni volta che un paziente riesce a sopravvivere per tutti noi è una sensazione impagabile».
Gabriele Pipia
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