Clac, all'alba lo sgombero: «Cacciati come dei delinquenti»

Giovedì 16 Gennaio 2020
Clac, all'alba lo sgombero: «Cacciati come dei delinquenti»
LA GIORNATA
PADOVA «Torneremo, per noi e per tutta Padova. Pretendiamo risposte». Sono perentori i membri della Clac (Comunità libere attività culturali), accorsi ieri mattina al civico 1 di via Cornaro dove è stato eseguito lo sgombero della palazzina in cui da quarant'anni trova sede l'associazione. Un'operazione inaspettata, disposta dal Comune proprietario dell'immobile con un'ordinanza del sindaco che dalle 7 ha visto polizia, carabinieri e polizia locale mettere i sigilli allo stabile sul lato destro dell'ingresso, in quel momento vuoto. Il provvedimento, a carattere d'urgenza, cita una perizia che ha portato alla dichiarazione di inagibilità trasmessa da settore Lavori pubblici il 17 settembre. Molteplici i motivi, dagli impianti non a norma al rischio di incendi e crolli, fino alle balaustre basse e a carenze igienico sanitarie.
LE PROTESTE
Sebbene non si siano registrati disordini (tranne l'accompagnamento in questura di un passante privo di documenti perché irregolare), una trentina di manifestanti si sono radunati organizzando una protesta alle 11.30 in municipio. Clac ha segnato la storia dell'associazionismo padovano contribuendo a opere quali il Musme, il planetario e la copertura della cattedrale all'ex Macello. Nata negli anni Settanta, dal 1980 trova sede in via Cornaro dove entrò con una concessione dell'amministrazione comunale di allora e negli anni ha riunito decine di associazioni fino alle dieci odierne. Niente a che vedere dunque con un'occupazione abusiva, né con movimenti politici o antagonisti, bensì una realtà che da sempre ha lavorato con il Comune, da cui ha ricevuto patrocini e con la Regione da cui ha ricevuto finanziamenti per parecchi anni.
IL POLVERONE
Perché allora lo sgombero? La domanda ha generato un polverone sollevato da Coalizione Civica, principale interlocutore di Clac a palazzo Moroni. «Non sapevamo nulla di questa decisione, è inammissibile» ha tuonato Paolo Pesiri accorso sul posto. «Ci hanno trattato come delinquenti quando con il Comune abbiamo sempre dialogato - spiega il segretario generale Salvatore Gentile - Il 30 settembre abbiamo incontrato gli assessori Colasio, Benciolini, Nalin e Micalizzi oltre al vicesindaco e ci siamo lasciati nella reciproca consapevolezza che l'edificio avesse delle problematiche e necessitasse di interventi. Per questo avevamo presentato un'anteprima di progetto di recupero partecipato. La promessa era andare avanti per elaborare insieme una strategia, ci hanno chiesto elenco dei partecipanti e planimetrie. E poi? Cacciati via».
IL NODO
Perno del contendere sono le perizie sull'agibilità: «Il Comune non ci ha mai consegnato un documento ufficiale, solo accenni verbali. La nostra controperizia ha evidenziato che non ci sono problemi strutturali, ma altre problematiche minori di cui eravamo pronti a farci carico. La beffa? Trovandoci su suolo comunale non potevamo partecipare ai bandi per i lavori senza l'autorizzazione del Comune, che non c'è mai stata» rincara Gentile. Grande mistero è anche la concessione: «Emessa dalla vecchia amministrazione, per quella odierna è carta straccia. Però nessuno si è mosso per rinnovarla o informarci che la vecchia fosse scaduta. Di fatto la nostra presenza in casa loro era per il Comune un'incognita - commenta Gentile - se poi l'urgenza era tanta da giustificare un simile dispiegamento di forze, perché aspettare oltre tre mesi dalla deposizione della perizia?».
Mentre in via Cornaro le operazioni di muratura degli accessi proseguivano fino alle 17, sul liston si sono riuniti membri di tutte le associazioni afferenti: Cucina Brigante, Whydanghi, Ronda della solidarietà, Granello di senape, Liberi artisti creativi, Free Software Users, Gruppo speleologico Cai, I semi del tarassaco, La mente comune e Movimento decrescita felice. «Siamo tutti volontari, noi recuperiamo il cibo per combattere lo spreco alimentare in favore della solidarietà - spiega Mattia Rosina di Cucina Brigante - venerdì in piazza dei Signori regaleremo frutta e verdura autorizzati dallo stesso Comune che ci ha sbattuti in strada». «Non vogliamo un'altra sede, vogliamo far rinascere l'ex Macello, patrimonio di tutta la città» aggiunge Orlando Bollettin. A condannare le modalità dello sgombero anche il consigliere Stefano Ferro mentre i manifestanti attendono la fine dell'incontro privato con l'assessore Micalizzi discutendo con Lorenzoni, Nalin e Gallani. «Vogliamo risposte»
Serena De Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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