Centenaro: «É una batosta, vi prego rispettate le regole»

Lunedì 23 Novembre 2020
Centenaro: «É una batosta, vi prego rispettate le regole»
L'INTERVISTA
SANTA GIUSTINA IN COLLE Dopo 19 giorni di isolamento, di cui dieci in ospedale a Cittadella nel reparto di Medicina dedicato ai malati Covid-19, il consigliere regionale leghista Giulio Centenaro è stato dimesso. I sanitari gli hanno consigliato di rimanere a casa ancora per qualche giorno con l'obiettivo di ritornare operativo al cento per cento. L'ex assessore comunale di Santa Giustina in Colle, ora solo consigliere municipale dopo l'elezione a palazzo Ferro Fini a Venezia, ha contratto il virus dal figlio perché sia a scuola sia a calcio il ragazzo aveva avuto contatti con coetanei positivi. Entrambi ora sono negativi ma tutta la famiglia è coinvolta dal virus: la moglie e la figlia, anche se hanno avuto sintomi lievi, sono risultati positivi al test e sono ora in attesa di un altro tampone. Un vero e proprio incubo, inspiegabile per Centenaro in quanto non ha mai sofferto di patologie particolari ed ha sempre goduto di ottima salute.
Come ha vissuto questa malattia? Ha avuto paura?
«Onestamente all'inizio non riuscivo farmene una ragione perché sono sempre stato bene prima di essere contagiato dal Covid. É stata veramente una batosta e ci vorranno ancora giorni prima che mi riprenda completamente. Ho avuto febbre altissima, mal di testa allucinante e problemi di respirazione con la somministrazione di ossigeno con cannula. Questa malattia non è uno scherzo o una banalità, ti prende il respiro e non ti molla facilmente».
All'ospedale di Cittadella come si è trovato?
«I medici, gli operatori sanitari e tutto il personale stanno lavorando in una situazione molto difficile: meritano davvero tutto il nostro rispetto e supporto incondizionato. Definire il personale che ho incontrato angeli è dire poco, io li considero dei veri eroi per le condizioni in cui lavorano quotidianamente mettendoci sempre, oltre alla consueta professionalità, una parola gentile e il sorriso che ovviamente traspare dagli occhi visto come sono protetti con tute ermetiche, mascherine, guanti e visiere».
Una situazione difficile.
«Per i malati e per chi lavora all'ospedale è un vero supplizio. Sono sincero: sono stato stupito dalla forza d'animo degli operatori ospedalieri che lavorano in una situazione molto critica proprio per il rischio Covid. Ho sentito anche di un'infermiera che stava svenendo. Nel reparto di Medicina a Cittadella trasformato in area Covid ho raccolto testimonianze da parte di operatori socio-sanitari che vivono e lavorano in condizioni al limite, con turni difficili e in condizioni pesanti dovendo indossare tute, guanti, doppie mascherine e visiere. Insomma una sfida giornaliera che ti prosciuga energie e forze. A queste persone sono profondamente grato: l'altro ieri poco dopo essere stato dimesso ho fatto avere dei cioccolatini e dei fiori al reparto in segno di riconoscenza per quello che hanno donato a me e agli altri pazienti. Al solo pensiero di quello che ho passato e vissuto mi viene da piangere e commuovermi».
Cosa si sente di dire ai negazionisti del Covid?
«Nessuna polemica da parte mia. Io so cosa ho passato e quanta sofferenza ho patito. Ancora adesso non dispongo in pieno delle mie forze. A tutti mi sento di rivolgere un pensiero: attenetevi alle principali regole sanitarie quali il distanziamento, disinfettatevi le mani, evitate gli assembramenti e indossate le mascherine. Se proprio non volete farlo per voi fatelo per chi vi è accanto e per tutti quelli che lavorano in situazioni estreme».
Luca Marin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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