Cassintegrati 58 mila padovani, l'Inps sommerso di nuove richieste

Domenica 17 Gennaio 2021
LA SITUAZIONE
PADOVA Lunedì 1 marzo 2020. È il giorno in cui Massimo Formichella si insedia come nuovo direttore provinciale dell'Inps di Padova. L'emergenza Covid è appena esplosa, sette giorni dopo scatterà anche la zona rossa. Nemmeno il tempo di presentarsi e i suoi uffici vengono travolti da migliaia di richieste che raccontano una situazione drammatica. Basta guardare i numeri sulla cassa integrazione: una media di 500 pratiche trattate ogni giorno, 56.843 domande presentate dalle aziende nel corso del 2020. L'anno prima erano state 4.069: tredici volte in meno. I dati Inps dicono che tra il 9 aprile e il 31 dicembre i lavoratori padovani che hanno usufruito della cassa integrazione sono stati 58.664. C'è chi è stato a casa pochi giorni ma anche chi risulta fermo dalla primavera. L'importo ricevuto in conto corrente corrisponde all'80% dello stipendio ordinario, ma su quella percentuale vanno applicate aliquote e tasse: alla fine si arriva attorno al 60%.
I SETTORI
Il direttore tira un bilancio. «La crisi pandemica che ha colpito la provincia di Padova dal punto di vista economico ha riguardato soprattutto il settore manifatturiero e il comparto turistico, a cominciare dal bacino termale con tutto il suo indotto e quindi alberghi, ristoranti, bar e società di servizi. Coinvolti pure i comparti tessile e metalmeccanico. Anche l'agricoltura è stata pesantemente interessata. Si consideri ad esempio che la Cisosa (la cassa integrazione dell'agricoltura, ndr) aveva autorizzato 742 giornate nel 2018 mentre nel 2020 ne ha autorizzate ben 7.159. Quasi dieci volte tanto».
I NUMERI
In tutta la provincia di Padova l'Inps ha registrato un totale di 57,5 milioni di ore autorizzate relativamente a tutte e tre le tipologie: cassa integrazione ordinaria (utilizzata soprattutto per manifattura e aziende medio-grandi), cassa in deroga (relativa alle attività con meno di cinque dipendenti) e fondo integrativo salariale (per turismo e servizi). «Statisticamente negli ultimi anni il numero di ore era stato trenta volte inferiore» sottolinea Formichelli. Sono stati erogati direttamente 73,5 milioni, ai quali vanno a sommersi i conguagli anticipati dalle aziende.
Interessante anche il dato sulle prestazioni erogate (che possono interessare anche più volte lo stesso lavoratore in periodi diversi): 229.759 prestazioni economiche legate alla cassa ordinaria, 36.761 prestazioni per quella in deroga e 183.408 prestazioni economiche di Fis. Il totale è di 449.928 prestazioni.
L'IMPEGNO
«Per definire tutte le richieste gli uffici della sede Inps di Padova hanno lavorato ininterrottamente tutto il restante periodo dell'anno - prosegue il direttore - compresi spessissimo sabato e domenica, come molte delle festività. Spesso lo hanno fatto sfruttando le possibilità tecniche offerte dallo smart working, cioè lavorando da casa senza le tipiche limitazioni di orario di ufficio e quindi a seconda delle effettiva necessità che sono state imponenti. Salva una sensibile flessione durante il periodo estivo, quando le restrizioni hanno subito un leggero allentamento, nel corso dell'anno l'attività di smaltimento delle richieste è stata sempre molto intensa. Ad oggi, comprese le domande presentate nell'arco dei primi dieci giorni di gennaio, abbiamo definito quasi il 98% delle domande presentate».
Questo è il bilancio del 2020, ma come sarà l'anno appena iniziato? «Siamo pronti a spingere al massimo la nostra macchina - assicura il numero uno dell'Inps padovano - laddove la situazione pandemica dovesse imporre a livello governativo centrale o regionale, nuove restrizioni alle attività economiche, garantendo quanto meno il soddisfacimento di quelle aspettative economiche garantite dalla legge ai lavoratori del territorio».
Sui lavoratori intanto incombe anche lo spettro dei tagli: il blocco dei licenziamenti durerà fino al 31 marzo ma dal governo sono già filtrate le intenzioni di prorogarlo (bisogna capire fino a quando). Nel caso in cui invece la raffica di licenziamenti arrivasse davvero, l'Inps si troverebbe sommerso da un altro tipo di pratiche da gestire, quelle sull'indennità di disoccupazione. «Saremo pronti - garantisce il direttore - ad affrontare l'eventuale ricorso alla Naspi».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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