Caro-affitti, salvagente agli inquilini

Mercoledì 24 Luglio 2019
Caro-affitti, salvagente agli inquilini
L'INTERVENTO
PADOVA Le richieste di aiuto arrivate in Municipio sono tantissime. Soprattutto da parte di anziani che da un giorno all'altro si sono visti aumentare, e in certi casi anche raddoppiare, il canone, con conseguenze immaginabili. Il problema riguarda coloro che risiedono in case del Comune o dell'Ater, i quali, in base all'entrata in vigore della legge regionale 39 del 2017 appunto sull'edilizia pubblica, hanno ricevuto una lettera in cui viene comunicato loro il riadeguamento del canone d'affitto. E i ritocchi non sono di poco conto: per esempio, c'è chi sborsava mensilmente 200 euro e ora sarà tenuto a tirarne fuori 400. Ma ci sono anche soggetti indigenti che corrispondevano 40 euro per un alloggio e che d'ora in poi dovranno versare ben altre somme. Le missive spedite agli inquilini sono 4.099 e gli aumenti riguardano l'87% di coloro che risiedono nelle abitazioni popolari: tutte persone non più giovani e con pensioni basse. Immediatamente gli interessati si sono presentati negli uffici del Settore Sociale di via del Carmine, sostenendo di non poter pagare le nuove pigioni e chiedendo quindi un aiuto economico. Tra l'altro, in caso di morosità, corrono pure il pericolo di venire sfratti e di doversi quindi trovare un'alternativa abitativa a libero mercato, impensabile per chi ha redditi bassissimi. Anche le associazioni degli inquilini si sono mobilitate, denunciando pure il fatto che al numero verde dell'Ater non risponde nessuno e la gente non sa più cosa fare. L'amministrazione, quindi, per far fronte all'emergenza ha deciso di stanziare subito 200mila euro. A fare il punto sulla situazione sono stati ieri il sindaco Sergio Giordani e l'assessore al Sociale Marta Nalin.
IMPORTI
Per delineare il quadro della situazione sono partiti dai dati. Il 72% delle persone che ha ricevuto la missiva dalla Regione ha più di 60 anni e il 54% è over 70; nell'80% dei casi si tratta di cittadini italiani. «Siamo molto preoccupati - ha esordito Giordani - per gli effetti sociali che può avere questa situazione difficile in cui si trovano tanti padovani. Innanzitutto va chiarito che in tutta questa vicenda il Comune non c'entra, non ha responsabilità. Abbiamo però deciso di intervenire tempestivamente, stanziando appunto 200mila euro per 12 mesi. Non si tratta di contributi che elargiremo a pioggia, ma serviranno a dare un aiuto a chi effettivamente è in difficoltà e non sa come pagare l'affitto rincarato in modo significativo». «La nostra attenzione - ha detto ancora il primo cittadino - è rivolta soprattutto agli anziani, considerato che nell'84% dei casi la nuova disposizione sul canone delle case pubbliche va a penalizzare proprio loro. Alcuni si sono visti raddoppiare l'importo da pagare ogni mese. Cosa fanno se non li aiutiamo? Ci siamo adoperati, quindi, per trovare una soluzione che è quella di istituire questo fondo, in maniera da far vivere con più serenità i nostri concittadini che non possono proprio far fronte ad aumenti così significativi». «In queste situazioni - ha detto ancora Giordani - è impossibile pensare a un trasloco. Si tratta prevalentemente di persone sole, che non possono sicuramente affrontare un trasferimento». «Sia chiaro - ha concluso Giordani - che noi non ce l'abbiamo con nessuno, ma speriamo che con un po' di buonsenso la Regione adotti criteri di calcolo diversi».
SEGNALAZIONI
A entrare nel dettaglio è stata poi Marta Nalin. «Ai nostri uffici - ha spiegato l'assessore - si sono rivolti moltissimi inquilini spaventati dopo l'arrivo della missiva. Uno dei problemi è costituito dal fatto che, per determinare il canone, prima si calcolava il reddito, mentre ora fa fede l'Isee: sopra i 20mila euro scatta l'affitto più alto, mentre se si superano i 26mila si deve liberare la casa e andare a vivere altrove. Ciò significa che, se per esempio un anziano ha messo da parte i soldi per pagarsi il funerale, situazione che ci è stata riferita da più persone, immediatamente il fatto che abbia un deposito, anche di poche migliaia di euro, fa scattare gli aumenti della pigione». «Inoltre - ha aggiunto Marta Nalin - tanti di coloro che si sono rivolti a noi hanno manifestato la preoccupazione di dover lasciare la casa dove sono nati, o dove magari abitano da tantissimi anni, alla quale sono emotivamente legati e in cui custodiscono i ricordi di una vita. La questione di fondo è che processi come questi vanno accompagnati, mentre nella fattispecie non c'è stato confronto con i Comuni che ora si trovano ad affrontare il problema».
A proposito di emergenza abitativa, in città in attesa di una casa pubblica ci sono circa 2mila famiglie.
Nicoletta Cozza
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