«Boschetti, le palazzine devono essere salvate»

Lunedì 15 Luglio 2019
LA POSIZIONE
PADOVA Ancora a discutere se abbattere o meno le palazzine dell'ex piazzale Boschetti? E proprio mentre siamo a un passo dal realizzare uno storico accordo per rivitalizzarle? Le palazzine infatti rientrano nello scambio di cubatura con i proprietari delle aree private attigue al parco Iris. Il presidente del Comitato Mura, Ugo Fadini, interviene dall'alto dell'esperienza dell'associazione. «Si tratta della più futile fra le polemiche di questi ultimi anni, in una città che ben altri sfregi ha subito e sta per subire, nella generale indifferenza, anche di gran parte dei firmatari dell'ultimo appello». Stiamo parlando dell'ex assessore Liccardo con Elio Armano, presidente degli Amici del Selvatico, Alessandro Campioni, presidente degli Amissi del Piovego, il consigliere comunale Ubaldo Lonardi della Lista Bitonci ed il docente Iuav Vittorio Spiegai. A cui si è aggiunto qualche giorno fa l'ex presidente della Camera di Commercio, Fernando Zilio che in un intervento si è chiesto se la rinuncia a costruire l'auditorium in quel sito non possa essere considerata dalla Sovrintendenza come una spinta a rimuovere il vincolo.
RICHIESTA SBAGLIATA
«Rieccola, appunto, la richiesta di demolire le palazzine di piazzale Boschetti, colpevoli soltanto di non essere capolavori di architettura, ma recuperabili a dignità, né più né meno di un qualsiasi altro edificio, più o meno storico». Rimuovere il vincolo posto dalla Soprintendenza è l'obiettivo. «Dove l'obiettivo, alla fine, non sembra tanto quello di ampliare l'area verde di quei pochi metri quadrati, quanto di colpire la Soprintendenza, additandola come fastidioso ostacolo al giusto e sacrosanto diritto di una città di autodistruggersi, come Padova ha fatto per un secolo abbondante».
«Del resto - continua Fadini - la polemica si era aperta lo scorso novembre con parole indegne e infamanti nei confronti del compianto Soprintendente Guglielmo Monti, ormai impossibilitato a difendersi. Giusto o sbagliato che fosse il suo punto di vista, l'intento del Soprintendente, come sa chiunque si sia preso allora la briga di parlarne con lui, non era quello di impedire la realizzazione dell'auditorium, come si vuol far credere, quanto di conservare un segno della città precedente, in un contesto oggi completamente mutato. Esigenza che, infatti, non ha costituito un problema per nessuno degli architetti che hanno partecipato a suo tempo al relativo concorso».
PEDIATRIA TOLLERATA
Dunque per Fadini «Si lascia erigere, quasi senza fiatare, un edificio fuori scala praticamente sulle mura, un'opera che deturperà il paesaggio urbano per decenni a venire e creerà una cesura insanabile nella continuità del Parco delle Mura e delle Acque, ma va bene così, tutti felici, perché certo, si tratta di un'opera urgente e necessaria, come la nuova pediatria. Che l'edificio si potesse (e ancora si possa) costruire altrove, o in modo diverso, questo non importa a nessuno. Ma quelle due innocue palazzine no, quelle proprio non le si può tollerare, devono sparire».
E pazienza se demolirle vorrà dire perdere un pezzo del Parco Iris, perché non sarà più possibile scambiare il volume edilizio, là previsto da precedenti inopportune decisioni, con quello delle palazzine, secondo la soluzione virtuosa escogitata dal vicesindaco Lorenzoni. Tanto del parco Iris, a chi vive nel centro storico, cosa importa mai?»
«E pazienza pure, se l'eliminazione delle palazzine faciliterà il deflusso di gas di scarico e di rumori molesti verso il futuro parco Tito Livio, gas e rumori contro i quali le due palazzine fungono da diaframma protettivo. Di fronte a questo tipo di polemiche, e alle ragioni che le muovono, l'istinto porterebbe andreottianamente a pensar male...»
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci