Bitcoin, nuovi guai per il boss dello spaccio

Martedì 23 Ottobre 2018
Bitcoin, nuovi guai per il boss dello spaccio
L'INCHIESTA
PADOVA Nuovi guai per il boss dello spaccio di hashish e marijuana Emanuele Lovato di 35 anni detto il dottore. Il pubblico ministero Benedetto Roberti, titolare delle indagini, ha chiesto e ottenuto dal Gip Cristina Cavaggion il sequestro preventivo di altra cripto valuta. Tutto denaro provento della vendita, secondo l'accusa, di sostanze stupefacenti. Gli inquirenti inoltre stanno indagando su eventuali conti correnti bancari aperti all'estero da parte del titolare del bar Alexander di via San Francesco.
IL SEQUESTRO
La polizia analizzando lo smartphone modello Samsung J7 di proprietà di Lovato, privo di blocco e password di accesso, ha trovato tra le varie applicazioni presenti un portafogli virtuale denominato wallet Uphold. Qui il 35enne, tuttora dietro alle sbarre per detenzione e spaccio di droga, aveva depositato un capitale di 54 mila e 282 euro, suddiviso in 12 mila euro contenuti in una Eur Card, e 42 mila e 282 euro in Bitcoin dentro una Btc Card. Il gestore del bar Alexander non ha saputo fornire una spiegazione valida agli inquirenti e per gli investigatori tutto quel denaro è frutto dello spaccio. Inoltre Lovato nell'ultima dichiarazione dei redditi ha dichiarato un reddito di appena 7.855 euro. Così il Gip ha provveduto al sequestro preventivo della cripto valuta. Al trentacinquenne, il 15 di ottobre, è già stato sequestrato del denaro virtuale. Altra cripto valuta come Ethereum e Bitcoin per somme pari a 9.350 euro e 2.530 euro. Il barista-spacciatore è infatti iscritto nel registro degli indagati anche per il reato di auto riciclaggio di proventi della droga mediante cambio di denaro in Bitcoin.
LE INDAGINI
Intanto la polizia sta proseguendo le indagini sul fiume di hashish e marijuana fatto arrivare negli anni in città da Lovato. Gli inquirenti hanno sentito a sommarie informazioni decine e decine di clienti del barista, tra cui imprenditori e liberi professionisti che hanno raccontato agli agenti di avere acquistato la droga da Lovato già dal tempo dell'università. Tra gli acquirenti del trentacinquenne c'erano anche Marco Compagnin e Alessandro Giaretta, legati al mondo antagonista e già finiti nei guai. Quando gli uomini della Squadra mobile, coordinati dal vice questore aggiunto Mauro Carisdeo, sono andati a perquisire Il Centro sociale occupato Pedro ai disobbedienti hanno detto: «Non siamo della Digos e non siamo qui per questioni politiche. Siamo della Squadra mobile». La perquisizione ha dato comunque esito negativo, i poliziotti non hanno trovato un solo grammo di droga. Ma gli inquirenti ora vogliono capire se Lovato sta nascondendo altro denaro. Stanno infatti indagando su possibili conti correnti bancari intestati al barista e aperti in qualche istituto di credito all'estero. Emanuele Lovato è incensurato e in tutti questi anni non si è mai fatto pizzicare, perchè ha cambiato diversi covi. Appartamenti in via Santa Maria in Conio 11, via Lepanto 4, via Belzoni 66 e ultimo via Mentana 7. Inoltre metteva in giro la voce di non passarsela bene economicamente, e del resto il bar Alexander chiudeva sempre con i bilanci in rosso.
Marco Aldighieri
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