Bar, giù le serrande: «Pronti alla protesta»

Martedì 27 Ottobre 2020
LA GIORNATA
PADOVA Le Piazze si spengono. I tavolini cominciano ad essere ritirati già dalle cinque e mezza di sera, le sedie impilate, le affettatrici pulite. Il chiacchiericcio dei padovani cala, si fa sempre più flebile finché non resta solo il rumore del motore delle auto delle forze dell'ordine che controllano il rispetto dell'ultimo decreto.
«Vai a dire alle due ragazze che stiamo chiudendo, sono già le sei» dice uno dei camerieri del Marlé di piazza dei Signori a un collega, indicando le ultime due clienti rimaste sedute ai tavolini, gli altri già tutti ritirati e portati in magazzino, ma con un occhio a controllare gli agenti della polizia locale che stanno osservando le operazioni di chiusura. Il cameriere obbedisce e pochi istanti dopo torna riferendo che «hanno detto di non sapere che chiudiamo alle 18. Ma come, lo hanno ripetuto dappertutto».
LUCI SPENTE
I ristoranti normalmente verso le 18 riaccendevano le luci, preparavano i tavoli, i contorni, i calici. Ora restano muti, spenti. Il silenzio cala sul centro storico, creando un'atmosfera surreale. La camionetta della Protezione civile che, attraverso un altoparlante, invita tutti a rispettare le norme anti-Covid, dà l'idea di essere una guerra.
«Ancora lì siete? Guardate che è tardi, devono chiudere! Avanti!» urla un anziano, pedalando in bici lentamente, nei confronti degli ultimi avventori, aggiungendo qualche parola in dialetto non esattamente esempio di buona educazione. Sembra di essere tornati a marzo, quando vigeva il lockdown.
Carabinieri, polizia, vigili urbani vanno avanti e indietro, controllano che tutti rispettino la nuova regola. E tra le piazze passeggia anche il questore Isabella Fusiello, sul campo in prima persona per monitorare la situazione. C'era sentore di possibili disordini o di semplici disobbedienze. Ma la rabbia che in un primo momento aveva rapito i commercianti sembra essersi trasformata in rassegnazione. Agli ultimi clienti che finiscono di bere in fretta il prosecco i baristi aprono le braccia, come a dire non possiamo fare nulla. «Avevamo appena riaperto e ora chiudiamo di nuovo. Meglio che non parli!» esclama uno dei baristi del Margherita di piazza dei Frutti, rivolgendosi a un cliente abituale che ha anticipato l'aperitivo.
Se la prima serata di chiusura anticipata è trascorsa senza intoppi, questo non vuol dire che non ci saranno momenti di protesta.
RICHIESTE
Venerdì alle 13 l'Associazione commercianti del centro si ritroverà di fronte a Palazzo Moroni perché «non ci sono evidenze di focolai nel mondo della ristorazione e nemmeno in quello di piscine e palestre dice il presidente dell'associazione, Massimiliano Pellizzari Di fatto è un lockdown e a esserne penalizzati sono i lavoratori autonomi. Questa volta non siamo in primavera, abbiamo di fronte tutto l'inverno. Di natura sono ottimista, ma ho l'idea che le cose continueranno così ancora per molto».
PREVISIONI
Anche l'Associazione provinciale pubblici esercizi si sta muovendo in diverse direzioni e potrebbe decidere di agire nei prossimi giorni: «Da qui a fine anno forse 500 attività non vedranno la luce nel 2021, vuol dire una perdita secca di circa 5 mila posti di lavoro fa notare il segretario, Filippo Segato Quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte promette aiuti facciamo fatica a crederci, visto che stiamo aspettando ancora quelli del lockdown. Valuteremo come agire per dare visibilità alle richieste delle imprese, se partecipare a manifestazioni di piazza in sicurezza, e scriveremo una lettera alla Regione per chiedere di approfondire dal punto di vista giuridico cosa si può fare per derogare al decreto. Valuteremo anche se fare ricorso al Tar: ci sono forti differenze tra le regioni, quindi vanno attuate misure diverse». Le ricadute della chiusura alle 18 di bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie sono le più diverse.
E nel dibattito si inserisce anche la Cna, con una proposta concreta su uno degli ambiti che meno è stato toccato dall'ultimo decreto: il trasporto pubblico. «Abbiamo avviato, insieme a Upa, contatti con Busitalia riferisce Luca Montagnin, presidente di Cna Padova Le aziende private sono capillarmente presenti su tutti i comuni del territorio e possono supportare il trasporto pubblico con estrema elasticità e velocità. È pronta una flotta di cento mezzi privati da mettere su strada nel giro di pochi giorni».
Silvia Moranduzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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