Bar e ristoranti chiusi alle 18: «Sarà una rovina per tante famiglie»

Lunedì 26 Ottobre 2020
Bar e ristoranti chiusi alle 18: «Sarà una rovina per tante famiglie»
LA RABBIA
PADOVA È una grande pentola a pressione pronta a scoppiare il mondo della ristorazione. La prima reazione all'ultimo decreto del presidente del Consiglio che impone la chiusura alle 18 di bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie, è la rabbia. Mentre ieri il centro di Padova è stato invaso da migliaia di persone, tutte a passeggio rigorosamente con la mascherina. (che qualcuno, a Tombolo, ha fatto indossare al monumento dei mediatori culturali, più che mai esposti al virus).
L'APPE
«Scendiamo in piazza» è una delle frasi più ricorrenti scritte da ristoratori e baristi padovani sui social. «Teniamo alta l'attenzione perché la situazione è critica dice il segretario dell'Associazione provinciale pubblici esercizi, Filippo Segato Se sentiremo qualsiasi tipo di movimento sotterraneo lo faremo presente alle forze dell'ordine. Perché anche di questo stiamo parlando, ordine pubblico. Gli esercenti sono stanchi e non è escluso che possano verificarsi scene come quelle viste a Napoli. O peggio, come ciò che è accaduto a Lodi, con un barista suicida».
La misura è colma. E con questo provvedimento rischiano di chiudere 600 attività che non vuol dire solamente il fallimento di un'impresa, vuol dire perdita di posti di lavoro, persone senza reddito, incapaci di sostenere le proprie famiglie. La paura delle associazioni di categoria è che si faccia scoppiare una bomba sociale molto pericolosa.
CONFESERCENTI
«Bar e ristoranti faranno le spese anche dell'impossibilità di organizzare congressi e fiere, una decisione che ovviamente avrà una ricaduta fa notare Nicola Rossi, presidente di Confesercenti Padova Il mondo congressuale porta una ricaduta sul territorio di circa 300 euro a persona, sette volte più di un turista. Per non parlare del comparto fieristico che a livello nazionale vale 80 milioni di euro. Avevamo chiesto di far chiudere i ristoranti alle 23 e i bar alle 20 se proprio si doveva chiudere, così il pericolo della movida sarebbe stato scongiurato. Dovevano pensarci prima, quando in estate non facevano i controlli a tutti quelli che tornavano dall'estero. Solo dopo alcuni grossi focolai hanno deciso di introdurre i controlli e solo per alcuni Paesi. Non basta». Conte ha promesso che già martedì sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale un provvedimento con aiuti aggiuntivi. Ma lo scetticismo la fa da padrone. «Il tempo delle parole è finito è lapidario Segato Il fondo ristorazione da 600 milioni di euro dov'è? Sapevano che ci sarebbe stata una seconda ondata e non si sono preparati. Spero arrivi un aiuto ma se va come a marzo sono scettico».
ASCOM
Ad invocare finanziamenti a fondo perduto è Patrizio Bertin, presidente di Ascom Padova: «Servono subito ristori a fondo perduto per chi, per decreto, è costretto a chiudere e per quanti ne costituiscono la filiera di riferimento. Serve deliberare un credito d'imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d'azienda. Serve la continuità degli ammortizzatori sociali, le immagini di Napoli dovrebbero far riflettere aggiunge Il governo ha l'obbligo di dire parole chiare e di smetterla di usare il comitato tecnico scientifico come paravento. Deve dare un minimo di prospettiva a chi, chiudendo alle 18, non potrà far quadrare il proprio bilancio e sarà costretto a chiudere e, di conseguenza, a licenziare. Anche i negozi, seppur non toccati direttamente, risentiranno di città deserte, con l coprifuoco da metà pomeriggio». Le prospettive si fanno oscure anche per Natale perché «ormai il clima è rovinato sostiene Segato È impensabile che i fatturati a dicembre siano decenti anche se dopo il 24 novembre il decreto dovesse non venire rinnovato. Sono mesi fondamentali questi».
COLDIRETTI
Le chiusure avranno un effetto a cascata anche sul mondo dell'agroalimentare per le mancate vendite di cibo e bevande. Secondo Coldiretti, in tutto il Veneto la chiusura alle 18 della ristorazione provocherà una perdita di un milione di euro, quindi circa 200 milioni per il Padovano. «Le limitazioni devono prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera dice Ettore Prandini presidente di Coldiretti L'agroalimentare rappresenta la prima ricchezza del Paese e svolge un ruolo da traino per l'intero sistema del Made in Italy in Italia e all'estero».
Silvia Moranduzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci