«Aziende più digitalizzate e scambio di competenze»

Martedì 7 Luglio 2020
«Aziende più digitalizzate e scambio di competenze»
ASSINDUSTRIA
PADOVA Dopo la riapertura della Cina e quella ancora parziale dell'Italia, l'incertezza per le aziende rimane irrisolta. Indipendentemente dal lavoro o dal ruolo, ciascuno s'interroga se dopo il Covid-19 tornerà la normalità. Hanno provato a rispondere a questa domanda alcuni tra i più importanti manager del territorio padovano e veneto, ieri in occasione del webinar Anticipare secondo incontro di ComprenderexCambiare 2020. La videoconferenza rientra nel percorso di alta formazione per imprenditori promosso da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Umana. Ad aprire la discussione è stato Massimo Finco, presidente vicario di Assindustria. «Gli effetti della pandemia sono paragonabili ad uno tsunami dichiara Finco -. Per la prima volta in vita mia ho fatto gli auguri di buona Pasqua a tutti i miei dipendenti e collaboratori del mondo via Zoom. Potevo farlo da sempre, invece non ci avevo mai pensato. Il Covid mi ha fatto capire che dobbiamo giocare d'anticipo, cambiare visione e capire ogni possibile scenario. L'emergenza Covid ha portato una cascata di idee, io penso che non tornerà tutto come prima. I bravi saranno più bravi e i meno bravi non ne usciranno. Sarà una selezione darwiniana». Secondo il presidente Finco, per uscire dalla crisi sarà necessario puntare su digitalizzazione e scambio di competenze. «Le aziende dovranno essere più digitalizzate, serve uno scambio di competenze, tutti dovranno essere più connessi e commerciali aggiunge Finco. Un altro grande insegnamento è che i nostri viaggi rimangono centrali, possiamo fare tanto via Zoom ma la vicinanza al cliente è insostituibile. I grandi affari e le grandi innovazioni non arrivano se si sta seduti alla scrivania. Solo attraverso il rapporto umano può nascere un pensiero nuovo». Al webinar sono interventi anche il vicepresidente per la cultura d'impresa Claudio Feltrin e l'antropologo Duccio Canestrini. «Se mai ci sarà una prossima pandemia, e mi auguro di no, non ci coglierà di certo impreparati afferma Domenico Scibetta, direttore generale Ulss 6 Euganea -. Da questa esperienza abbiamo imparato moltissimo sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano e delle relazioni sociali. Abbiamo affinato la capacità di agire nell'incertezza, spesso giocando d'anticipo. Se penso a quelle prime importanti decisioni di una strategia che poi le evidenze hanno dimostrato essere vincente, le valuto scelte controcorrente e anticipatorie. Controcorrente perché la decisione di effettuare tamponi, nonostante non ricorressero i criteri e le condizioni che le linee guida ministeriali in quel momento davano come modello di comportamento, ci ha consentito di ottenere con tempestività la diagnosi del primo caso di Coronavirus in Veneto. Diagnosi che è stata fatta proprio in un paziente dell'ospedale di Schiavonia dell'Ulss 6 Euganea». In poco tempo la rete ospedaliera è stata riorganizzata. «Abbiamo dedicato interi ospedali ai pazienti Covid, raddoppiando il numero di posti letto in rianimazione continua Scibetta -, creando le terapie sub-intensive e attivando la potente macchina di sanità pubblica territoriale. Tutto ciò ha consentito di creare una barriera protettiva attorno agli ospedali. Abbiamo imparato anche che la responsabilità individuale diventa collettiva. Abbiamo anche scoperto nelle piazze vuote e negli argini deserti, ammirando chi stringeva i denti sotto le mascherine, al netto di hashtag e slogan, che siamo tutti fili di uno stesso gomitolo. Ora il nostro stato d'animo e il nostro agire si ispira alle parole di Baudelaire: l'ultima astuzia del diavolo è far credere di non esistere. Ecco, noi non ci caschiamo e ci comportiamo di conseguenza».
Elisa Fais
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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