Anche tre operatori tra i primi 6 sospesi

Giovedì 5 Agosto 2021
LA SITUAZIONE
PADOVA Dopo gli infermieri ecco gli Oss. Ci sono anche tre operatori socio-sanitari tra i sei dipendenti No vax sospesi dal servizio. Prosegue l'iter condotto dall'Ulss nei confronti del personale della sanità che ha rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione antiCovid senza una valida motivazione. Sono in partenza le lettere firmate dalla direzione generale, nelle quali viene comunicata l'immediata sospensione con conseguente perdita dello stipendio. Secondo l'esito dell'atto di ricognizione sulle posizioni disponibili per il personale non vaccinato, infatti, non c'è possibilità di ricollocamento. Gli avvisi saranno recapitati a mano dove possibile, direttamente dai responsabili delle professioni sanitarie o dai capi servizio sul posto di lavoro, quindi nei reparti ospedalieri e nei distretti. Altrimenti l'azienda sanitaria procederà con l'invio della comunicazione a casa tramite raccomandata. In tutti i casi il destinatario dovrà firmare per l'avvenuta consegna.
I NUMERI
I primi sei dipendenti che hanno espressamente ammesso alla commissione di non volersi vaccinare per scelta personale sono tre infermieri e tre oss. Per ora non è stato individuato nessun medico. Ma non finisce qui, perché sono in corso di accertamento altre 515 posizioni. Il dato comprende 335 dipendenti residenti a Padova e provincia che hanno motivato in qualche modo il loro diniego alla vaccinazione, dichiarando di essere indecisi o dubbiosi per lo più a causa di problemi di salute. Ogni caso verrà ulteriormente preso in esame e, da qui ai prossimi giorni, potrebbero scattare nuovi provvedimenti di sospensione. A questi si aggiungono 180 dipendenti dell'Ulss che, non risiedendo nel padovano, saranno soggetti all'accertamento da parte dell'Azienda sanitaria di residenza. Intanto l'Azienda ospedaliera è ancora ferma, in attesa delle liste di nomi dalle Ulss. Per prepararsi ha già avviato l'indagine per capire se esistano posti di lavoro dove ricollocare eventualmente dipendenti non vaccinati.
LA LEGGE
Per i medici e gli infermieri no-vax la normativa varata dal Governo prevede un passaggio in più. La comunicazione di sospensione dal servizio oltre al diretto interessato deve essere inviata anche agli ordini professionali. Il passo successivo, infatti, è la sospensione dall'albo e quindi dall'esercizio. Ciò significa che non solo non lavoreranno più nel pubblico, ma che non potranno farlo nemmeno nel privato. Questo almeno fino alla fine dell'anno, visto che la normativa ha validità fino al 31 dicembre 2021.
I SINDACATI
La questione è spinosa e i nodi legislativi sono molti, infatti l'attenzione dei sindacati sul tema è massima. Ad esempio coloro che non si vaccinano per valido motivo non lavorano, ma percepiscono comunque lo stipendio. Sui criteri per stabilire chi non vuole e chi non può, secondo la Uil Fpl, stanno già emergendo difformità tra un'azienda sanitaria e l'altra. Con conseguenti contenziosi.
Ieri pomeriggio si è svolta la videoconferenza tra la direzione dell'Ulss 6 e i rappresentanti dei lavoratori di Cgil, Cisl e Uil. Cresce la preoccupazione dei sindacati per una situazione che, temono, andrà a pesare ulteriormente sulle carenze di organico già esistenti. La richiesta è di garantire anche un piano di recupero per coprire i posti lasciati vuoti dagli operatori sospesi.
Sul tema è evidente la spaccatura dell'opinione pubblica, fotografata dai commenti sulla pagina Facebook dell'Ulss 6 Euganea. C'è chi scrive: «Poi quando stiamo male dove andiamo? Vaccinato o non, l'importante è che lavori e si impegni». E chi invece pensa: «Se lavori nella sanità meglio che cambi mestiere, fuori dai piedi».
Elisa Fais
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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