«Amore e accoglienza nel segno di Dio» In mille per salutare il dottor Albanese

Giovedì 21 Febbraio 2019
EREMITANI
PADOVA Oltre mille persone hanno salutato ieri per l'ultima volta Salvatore Albanese, il medico di medicina generale con ambulatorio a Saletto di Vigodarzere, colpito e sconfitto dalla malattia nel giro di appena una settimana.
A officiare le esequie nella chiesa degli Eremitani il parroco don Lucio Guizzo che ha ricordato l'uomo profondamente innamorato del prossimo, che della professione medica e dell'accoglienza aveva fatto la sua missione, con spirito di servizio, tenerezza, coerenza. Improvvisamente Salvatore Albanese è ritornato alla casa del Padre, lui che era stato un vero padre per molti, come ha sempre mostrato la sua affezione a Cristo dentro Comunione e Liberazione (per anni aveva fatto parte del Consiglio direttivo della Compagnia delle Opere).
Una fede in Gesù che ha sempre costretto chi gli stava vicino a fare i conti con la concretezza della presenza divina nella fragilità dei rapporti, nelle circostanze personali e in quelle della vita dell'associazione. Il presule ha ricordato la volontà di Salvatore di condividere tutto, come i primi cristiani, soprattutto la tenerezza e l'accoglienza verso chiunque chieda un aiuto, l'invito a giocarsi totalmente nella vita.
Da trent'anni il medico era presidente dell'associazione Cilla, la onlus che si pone al fianco dei familiari dei malati che vengono da lontano, per affidarsi alle cure ospedaliere e offre loro residenze dislocate a Padova e in altre venticinque città d'Italia, una rete di sostegno e aiuto. «Siamo grati per tutto quello che il Signore ha voluto costruire attraverso l'opera di Salvatore e coscienti del compito che lui ci lascia» ha detto don Lucio Guizzo.
Ricordate le parole di don Luigi Giussani nell'omelia del 1988 di commiato a Rino Galeazzi, il papà di Cilla (soprannome di Maria Letizia, ragazza morta prematuramente) cui è dedicata l'onlus. «L'associazione Cilla è l'eredità che ci lascia da continuare, perché è in essa l'esempio che abbiamo avuto da lui. Il cuore umano suo possa animare e far muovere ora voi. Questo soprattutto ci lascia in eredità: che abbiamo a vivere quell'esperienza di fede così come l'ha vissuta lui».
Un'eredità allora tramandata a Salvatore e che adesso i vertici di Cilla raccolgono a sua volta da lui, per tenerla viva e vitale. «Il vero è sempre la cosa che dobbiamo cercare nella vita. Quindi, se l'esperienza che facciamo è vera - le parole di Salvatore che la famiglia ha voluto affidare a un santino con la sua foto sorridente, consegnato ai presenti - ci indirizza allo scopo vero dell'affezione che è l'amore a Cristo e l'amore al vicino come segno della sua presenza».
Federica Cappellato
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