«Alloggi per i profughi, non per me»

Lunedì 17 Luglio 2017
Ha inscenato una personalissima protesta davanti al municipio poco prima dell'inizio del consiglio comunale. S.Z., una donna di mezza età residente nella cittadina termale, da qualche mese dorme su una panchina davanti alla chiesa nuova o quando le va bene a casa di alcuni conoscenti. La scorsa primavera è uscita di sua spontanea volontà dalla comunità San Francesco di Monselice, dove aveva intrapreso un percorso di recupero. «Ora sto bene», racconta seduta su quella che ormai è diventata la sua dimora abituale. «Non mi possono costringere a rimanere segregata lì. Voglio riscattarmi: avere un alloggio e un lavoro, cose normalissime». Ogni tanto alcuni abitanti le portano un po' di frutta o le offrono un caffè e una brioche al bar. «Per l'acqua mi arrangio. Vado a prenderla nei bagni pubblici dell'ex parco Inps. Quando invece ho bisogno di farmi una doccia chiedo ad una mia amica di accompagnarmi all'area di servizio San Pelagio, lungo l'autostrada A13. C'è la possibilità di entrare da una via interna di Due Carrare». La donna mostra le sue scarpe di pezza. «Ho i buchi sulle suole. È vita questa? Qui a Battaglia abitano oltre cento profughi: hanno vitto e alloggio gratuito e perfino una paghetta giornaliera. Io invece sono stata letteralmente abbandonata».
Per la verità il Comune le aveva trovato una sistemazione provvisoria all'ex hotel Terme Euganee (dove sono ospitati anche una trentina di richiedenti asilo). Poi è successo che la signora ha avuto un diverbio con uno degli addetti ed è stata allontanata in maniera definitiva. Nella struttura di accoglienza di viale Sant'Elena risiede ancora il suo compagno. «Io, però, non ci posso nemmeno entrare», si lamenta. «Ho parlato più volte con l'assistente sociale. Mi ha risposto che sono chiamata a terminare il mio programma di recupero. Da parte mia non ho alcuna intenzione di ritornare in comunità dato che mi sono ripresa a tutti gli effetti». «Ammetto che in passato ho sbagliato, sono pronta a prendermi le mie responsabilità. Tuttavia, è giunto il momento di voltare pagina. Desidero riappropriarmi della mia dignità. Non ho mai fatto del male a nessuno: perché sembrano avercela con me?». L'assessore ai servizi sociali Angela Temporin sta seguendo da vicino il caso della donna. «Premetto che a Battaglia nessuno viene lasciato indietro. Ebbene, le abbiamo comunicato diverse volte che una soluzione c'è: deve accettare di compiere fino in fondo il percorso indicatole dagli enti competenti. Una volta terminato il periodo riabilitativo potremo ridiscutere la sua situazione». «Tra l'altro non abbiamo alcun alloggio di edilizia popolare disponibile: né per lei, né per nessuno degli iscritti alla relativa graduatoria Ater. Siamo disposti a fare la nostra parte. D'altro canto pure lei è tenuta a mettersi in gioco». L'assessore si dice infine dispiaciuta perché «la vicenda, del tutto personale, della signora sta diventando un pretesto per sollevare polemiche da parte di un gruppo di opposizione. Questa non è politica, ma una mera speculazione a fini elettorali dalla quale ci dissociamo completamente».

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