Al Bo molestie e discriminazioni

Sabato 17 Marzo 2018
Al Bo molestie e discriminazioni
IL RAPPORTO
PADOVA Velate allusioni, come discriminazioni nell'avanzamento di carriera. E la tendenza, ancora fortemente radicata nel mondo accademico, ad abusare dell'autorità di alcuni ruoli per esercitare varie forme di seduzione che generano situazioni di forte disagio per le donne che vivono l'insufficienza dei diritti riconosciuti alle donne, già poco tutelate da tipologie di contratto strutturalmente precarie.
Sono pennellate decise, che poco lasciano all'immaginazione, le parole usate dalla dottoressa Alberta Basaglia nel descrivere i 120 casi di difficoltà vissuti al Bo in questi anni. Parole inserite al centro delle tre pagine di relazione finale con cui chiudere la sua esperienza nel ruolo di Consigliera di fiducia del rettore, ricoperto senza alcuna interruzione dal 2004 (quando era stato istituito, ndr) allo scorso dicembre. Un ruolo di supporto nella gestione di rapporti personali.
«Sono state presentate numerose segnalazioni in merito a discriminazioni nell'avanzamento di carriera scrive la consigliera - per lo più per il mancato riconoscimento del lavoro svolto, sia in ambito amministrativo che di ricerca, calunnie, prevaricazioni verbali e molestie». Nella sua analisi finale la dottoressa Basaglia tocca tutti gli attori della vita dell'ateneo. «Si è registrata una crescente richiesta da parte degli studenti e soprattutto delle studentesse. In alcuni di questi casi sono stati coinvolti docenti con i quali l'interazione era diventata difficile. In altre si è invece evidenziata una crescente e preoccupante intolleranza e incapacità di accettare il diverso continua - sia esso straniero, di diverso orientamento sessuale o antagonista».
I PROFESSORI
Coinvolti anche i professori con cui «è risultato meno semplice l'intervento. Le conflittualità personali e istituzionali che nascono all'interno del mondo accademico sono spesso risultato di conflitti radicati nel tempo. Spesso ci si è trovati di fronte a situazioni-limite risolte tramite l'intervento delle figure apicali dell'Università». Un servizio che gode di buona salute dal momento che le percentuali di frequentazione sono sempre aumentate. In particolare «le donne di giovane età, l'80% delle quali sono studentesse, dottorande e ricercatrici. Negli ultimi due anni sono subentrate nuove difficoltà, come quella di relazionarsi alla pari. Si sono rivolte a me spiega studentesse e qualche studente che lamentavano atteggiamenti di prevaricazione o di incapacità a riconoscere i bisogni dell'altro mentre era facile individuare nei loro racconti i comportamenti di prepotenza, senza rendersene conto».
Nell'ultimo anno di attività, il 2017, sono stati dieci i casi incontrati dalla consigliera, nove donne e un uomo. «In sette casi si è trattato di discriminazioni legate alla carriera, in uno di discriminazione morale, in due di molestie sessuali e verbali. La presenza di altre culture ha permesso di individuare il pericolo di nuove forme di discriminazione e di leggerle nel modo più consapevole».
I CASI
Lavoro portato avanti a stretto contatto con la professoressa Annalisa Oboe, prorettrice alle relazioni culturali, sociali e di genere del Bo: «I casi più degni di nota sono dieci in tutto: considerando che l'ateneo conta sessanta mila studenti ed oltre più di quattromila persone tra tecnici e docenti, direi che ci restituisce l'immagine di un ambiente sano commenta - Ci possono essere, certo, storie che non emergono. E il nostro impegno va anche in questa direzione. Sono state segnalate cose che, per come la vedo io, sono alla fine situazioni di disagio ma che non sono mai arrivate a denunce vere e proprie, abuso fisico o violenze pesanti. Non per questo vanno sminuite, anzi. In ultima chiosa la prorettrice - il bilancio sulle differenze di genere ci dice che le donne nelle carriere scientifiche sono ancora in lista d'attesa. E questa è una forma di disparità che non riguarda violenze o molestie, ma è un fronte su cui lavorare per garantire pari opportunità».
Nicola Munaro
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