Adriano e gli altri 99: i volti di una strage

Sabato 4 Aprile 2020
IL BILANCIO
PADOVA Cento volti rimasti senza carezze, senza parole di conforto sussurrate prima di morire, distanti dall'amore dei propri cari. Cento nomi e altrettante famiglie a cui è stato impedito di dare un senso alla fine. La conta delle vittime del Coronavirus, mai come oggi, mostra la profonda ferita di una comunità spaventata da due nemici invisibili. Un virus e la solitudine. Ieri altre cinque persone se ne sono andate per sempre.
IL BOLLETTINO
All'ospedale di Schiavonia sono deceduti Gino Gallo, 83 anni, di Codevigo e una 87enne di Cervarese Santa Croce. A poche ore di distanza sempre nell'ospedale della Bassa è spirato B.B., 85 anni, ospite della casa di riposo di Galzignano. Viveva nella struttura di via Cengolina anche G.C., 87 anni, deceduta nella notte nel suo letto. Altro lutto nel centro anziani di Monselice, dove non ce l'ha fatta Bruna Gallocchio, 90 anni, di Bagnoli. Continua a correre la catena del contagio, il report covid19 dell'università di Padova registra 64 nuovi casi nelle ultime 24 ore. Il totale in provincia di Padova arriva a 2.553. Un dato positivo presentato nell'ultimo bollettino di Azienda Zero riguarda i negativizzati, ovvero i soggetti guariti dal Covid-19, che si alza a 159 (+17).
DAL PRINCIPIO
Il primo a non farcela è stato Adriano Trevisan, 78 anni, residente a Vo', deceduto la sera del 21 febbraio in Azienda ospedaliera, primo morto italiano per il virus di origine cinese, padre dell'ex sindaco Vanessa Trevisan. Sabato 7 marzo nel reparto di Malattie infettive di Padova è stata la volta di Mansueto Miazzo, 68 anni, di Grantorto, malato oncologico. Poi se n'è andato anche Renato Turetta, amico di Adriano Trevisan e paziente due di Vo'. Nerone Ugo Melato, 89 anni, di Saletto di Borgo Veneto, è stato il primo ospite della casa di riposo di Merlara a perdere la vita. Ma, dall'inizio dell'emergenza sanitaria, le storie di sofferenza sono tante. Come quella vissuta da Daniele Perin, 42enne residente a Villafranca Padovana. Il padre Antonio se n'è andato a 82 anni, dopo qualche giorno di ricovero in Azienda ospedaliera a Padova. «La tragedia è stata l'impossibilità di fargli una coccola ammette Daniele -, chi sta male e soprattutto chi ci sta lasciando ha bisogno di affetto. E qui il contatto umano non è concesso. La distanza rende tutto straziante e surreale». Un dramma che inizia con qualche linea di febbre, dopo un pomeriggio passato a giocare con il nipotino in giardino.
«All'inizio pensavamo che avesse preso solo un po' di freddo aggiunge Daniele Perin -. E' entrato in ospedale domenica 15 marzo ed è mancato dopo due giorni. Lunedì abbiamo sentito la sua voce al telefono. Era debole, ci ha detto ciao. Niente più. Una sola parola, che però per noi ha avuto un significato enorme. Non poterlo vedere, non poterlo toccare e attendere solo che il telefono suoni è straziante».
Aveva spento 105 candeline lo scorso 4 gennaio ed era la centenaria di Vigonza, ma il Coronavirus è riuscito ad annientarla. Sei giorni fa è morta Elena Lazzarini. L'anziana era balzata agli onori della cronaca per aver brillantemente superato, a luglio dell'anno scorso, quando aveva 104 anni, una delicata operazione al femore.
Un'altra testimonianza arriva da Montagnana. Mercoledì sera è morto Pierangelo Belluzzo, 67enne, vedovo e padre di quattro figli. Era andato da solo al Covid hospital di Schiavonia, per controllare quella febbre che non scendeva. Non aveva portato con sé vestiti di ricambio: in famiglia erano tutti convinti che sarebbe tornato a casa. Invece non lo hanno più riabbracciato. «Papà era riuscito a sconfiggere il Covid-19: una settimana fa era risultato negativo al tampone racconta la figlia Giorgia, 32 anni ma nel frattempo il virus aveva danneggiato talmente i suoi polmoni da non lasciargli scampo. Aveva problemi al cuore e soffriva di asma: due patologie che non lo hanno aiutato a riprendersi». La lunga lista di lutti è anche nelle case di riposo.
Maria Meneghinello, 95 anni, di Sant'Urbano, è la sedicesima vittima del centro anziani di Merlara. Il tampone aveva dato esito positivo nonostante la signora non presentasse sintomi particolari. «L'avevo sentita al telefono racconta il figlio Maurizio Rivarollo, 64 anni . Era preoccupata, ma più per me e mia sorella Alessandra che per sé stessa». La situazione è precipitata in pochi giorni. «Lunedì le hanno fatto una flebo perché non mangiava più e mercoledì l'hanno messa sotto ossigeno perché faceva fatica a respirare prosegue il figlio, che prima dell'epidemia passava a trovare la madre quasi ogni giorno . Avevo capito che le cose non si stavano mettendo bene ma non pensavo di perderla così all'improvviso».
Elisa Fais
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