Adottate altre tre statue del Prato: 9 cercano ancora il loro mecenate

Venerdì 16 Aprile 2021
L'INTERVENTO
PADOVA Altre tre sono state adottate. La numero 14 che raffigura l'ammiraglio veneziano Vettor Pisani, la 68 che ricorda lo scultore Antonio Canova e la 74 che impersona il giurista Jacopo Menocchio. Adesso quindi, sono altre 9 quelle in cerca di uno sponsor che le riporti all'antico splendore. È in dirittura d'arrivo, infatti, l'operazione di restauro delle statue di Prato della Valle, avviata in seguito all'appello lanciato mesi fa da Andrea Colasio, il quale aveva invitato i cittadini a mettere a disposizione fondi per ripristinare le figure lapidee che circondano l'isola Memmia, usufruendo delle agevolazioni fiscali previste dall'art bonus.
E ieri l'assessore alla Cultura ha presentato l'avvio dei lavori per le ultime che sono state prese in carico dai privati, e precisamente da Franco Luxardo, imprenditore dell'omonima distilleria e padrino della 14, e Luca Marzano, titolare della ditta Sirman, che si farà carico della 68, mentre vuole rimanere anonimo il terzo benefattore. Al loro fianco c'erano Fiorita Luciano del Gabinetto del sindaco; Domenico Lo Bosco, caposervizio dell'Edilizia Monumentale con la funzionaria Valeria Ostellari, e Marco Fiorino, che segue le pratiche nell'ufficio art bonus.
Le 3 statue rientrano nel 5° lotto dell'intervento complessivo di ripristino che riguarda 9 manufatti, e di cui ieri è stato avviato il primo stralcio, con un investimento di 120.940 euro. Finora sono stati sottoposti a maquillage 60 dei 78 personaggi in pietra di Nanto, oltre a due piedistalli, con una spesa totale pari a 792mila euro. Restano in attesa di uno sponsor ancora 9 statue e 4 obelischi, per i quali è necessario un impegno economico di 174.000 euro.
IL COMUNE
A fare il punto sulla situazione è stato lo stesso Colasio. «Ognuna di queste meravigliose opere - ha ricordato - per tornare all'antico splendore richiede un intervento che costa circa 14.500 euro. Per chi li mette a disposizione, però, c'è la possibilità poi di recuperare il 65% della cifra, grazie allo sconto fiscale che garantisce l' art bonus. Considerati tali vantaggi, quindi, invito i padovani a cui sta a cuore il futuro del Prato a prendere in considerazione l'idea di sistemare un'icona della nostra città». L'assessore ha poi ricordato che non è obbligatorio pagare l'intero importo, ma che si possono effettuare donazioni pure di poche centinaia di euro. «Nel momento in cui abbiamo la somma per avviare i cantieri - ha specificato - partiamo. Quindi ci possono essere personaggi adottati anche da gruppi di cittadini, di famiglie, o di imprese. Vogliamo completare in tempi stretti la sistemazione di obelischi, vasi, muretti e ponti che rendono unica l'isola Memmia e, nel contempo, garantire la manutenzione ordinaria all'intero complesso monumentale. Sono certo che presto qui torneranno sia i padovani che i turisti, e quindi è necessario che il Prato si presenti in tutta la sua bellezza». Colasio, infine, ha lanciato un secondo appello. «Nella quinta di Piazza Rabin ci sono ancora degli spazi disponibili: uno grande al pianterreno, e uno più piccolo sopra, che possono essere presi in affitto. Purtroppo la pandemia ha bloccato gli imprenditori che si erano dimostrati interessati, ma adesso spero che la situazione si sblocchi. E conto che anche la Piazza, restituita all'antico splendore grazie al restauro delle statue, possa fare da incentivo per chi si appresta ad avviare un'attività. Per il ristorante, invece, si sta concludendo l'accordo e quindi presto aprirà».
I PRIVATI
Franco Luxardo, 85 anni, che risiede a poca distanza dal Santo, ha aggiunto: «L'adozione è stata una mia iniziativa personale e non legata alla nostra azienda. Ho deciso di finanziare il recupero di una statua perchè sono profondamente affezionato a Prato della Valle. Abito vicino e passeggiando attorno all'Isola Memmia ho seguito i precedenti restauri e quindi ho sentito la necessità di fare qualcosa di utile per la città che nel 1947 aveva accolto la mia famiglia».
Infine Marzaro ha raccontato una curiosità. «Ho scelto di rimettere a nuovo la statua del Canova perchè una delle affettatrici di punta della mia azienda, che produce attrezzature professionali per la ristorazione, si chiama proprio così. E poi io e mia moglie Elena siamo nati nel 1968, che è il numero che la contraddistingue».
Nicoletta Cozza
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