Abbuffata di alcol il sabato sera: il nuovo pericolo travolge i giovani

Domenica 26 Maggio 2019
L'ALLARME
PADOVA Gli esperti la chiamano abbuffata alcolica. È l'abitudine di bere cinque o sei bicchieri uno dietro l'altro, in poco tempo ma con tanti rischi. Arriva dai Paesi nordici ed è sempre più diffusa anche tra gli adolescenti padovani. A ribadire l'allarme ora è un grande esperto come il dottor Giancarlo Zecchinato, direttore del dipartimento per le Dipendenze della Ulss 6 Euganea e del Serd di Padova e Piove di Sacco. Ogni giorno si trova a contatto con adulti e ragazzini che, per colpa dell'alcol, si sono infilati in un lungo tunnel da cui è molto difficile uscire.
«Quello del cosiddetto Bringe drinking è un fenomeno molto pericoloso, nato dieci anni fa e in costante crescita anche qui - spiega il dottor Zecchinato -. Coinvolge moltissimi giovani dai 15 ai 35 anni. C'è chi beve un bicchiere dietro l'altro in un'unica serata, quasi senza rendersene conto. Un'abitudine molto diversa rispetto al bere mediterraneo distribuito in tutta la settimana. Questo può comportare seri pericoli: è sicuramente meglio bere un bicchiere alcolico ogni giorno che non cinque tutti assieme nel fine settimana. Ci sono giovanissimi di 15 che hanno acquisito questo stile. Eppure prima dei 18 anni non sarebbe bene bere perché il sistema nervoso è ancora in fase evolutiva e questa crescita può essere negativamente condizionata. Non dimentichiamo, infine, che quasi il 50% degli incidenti stradali viene provocato da automobilisti che hanno bevuto. Spesso, purtroppo, proprio con queste abbuffate alcoliche del venerdì sera e del sabato sera».
I PAZIENTI
Nel 2018 il dipartimento per le Dipendenze della Ulss 6 Euganea ha preso in cura 1.384 pazienti, un numero costante negli ultimi cinque anni. Di questi, 571 sono seguiti al Serd di Padova e Piove di Sacco mentre 813 sono assistiti nel Serd di Alta e Bassa Padovana. I pazienti entrati per la prima volta al Serd nel 2018 sono 268. Complessivamente gli uomini sono 1.015 e le donne 369, meno di un terzo. L'età-media è di 50 anni, gli under 40 sono solo 63 ma sono sempre più quelli che si affacciano nei club e nelle strutture sanitarie per chiedere aiuto. Lo scenario attuale porta a pensare che molti giovanissimi potrebbero finire in cura tra alcuni anni.
LE CARATTERISTICHE
«Abbiamo persone in cure anche da quindici anni - spiega il direttore del dipartimento -. La fascia d'età di cui ci occupiamo maggiormente è quella compresa tra i 40 e i 60 anni. Sono persone che iniziano a bere fin da giovanissime e poi arrivano da noi quando hanno già seri problemi fisici e relazionali. Spesso chi abusa non si preoccupa: l'alcol rientra nella nostra cultura e non viene percepito come un problema. Invece può esserlo, eccome. Per fortuna - continua Zecchinato - non abbiamo in cura molti giovani, ma il timore è di trovarcene molti nei prossimi anni. Per prendere coscienza di un problema di dipendenza, infatti, spesso ci vogliono almeno dieci anni. Le segnalazioni dei familiari, degli amici, dei gruppi alcologici e dei servizi sociali sono quindi fondamentali».
LE TIPOLOGIE
Le sostanze predominanti tra i dipendenti da alcol sono birra e vino, ma nella fascia più giovane i superalcolici stanno prendendo sempre più piede. «Secondo vario studi epidemiologici - osserva l'esperto - il 4% della popolazione veneta ha qualche problema con l'alcol. Non parliamo per forza dipendenze, ma di problemi. Nel nostro territorio provinciale sarebbero quarantamila persone. Noi però ne vediamo poco più di mille, quindi quelli che vengono a chiederci aiuto rappresentano solo la punta dell'iceberg». C'è solo un modo per prendere in cura più dipendenti possibili: fare rete. «Abbiamo un rapporto stretto con i medici di medicina generale e con gli oltre sessanta club alcologici territoriali - conclude Zecchinato -. Non è importante che i dipendenti vengano a curarsi per forza da noi, l'importante è che chiedano aiuto».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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