«Manca una morale laica e serve maggiore famiglia»

Martedì 18 Luglio 2017
«Manca una morale laica e serve maggiore famiglia»
Al di là di ogni parametro che tende a costruire un preciso identikit di quanti hanno destituito la religione dalle priorità nella quotidianità delle proprie esistenze, c'è un dato che, più di ogni altro, colpisce nella lettura del sondaggio ed è quello della rilevazione storica; dove ad emergere è l'immagine di una parabola discendente della fede, una porzione di torta che si assottiglia - anno dopo anno - perché la religione non appare più fondamentale, né importante. Mentre, contemporaneamente, ad incrementare sono le convinzioni sulla sua irrilevanza nella concretezza del vivere quotidiano.
«Il segno di una profonda laicizzazione segnala Stefano Zecchi, filosofo e scrittore a cui però non corrisponde la costruzione di una morale laica, di un'idea o un'ideologia che si contrapponga o si affianchi a questo smarrimento della religiosità. E a vincere, purtroppo, è il desiderio o, magari, l'ostentazione di un'indipendenza dalle regole morali e della fede con la supremazia di un soggettivismo esasperato».
Una società annacquata da una moltitudine di valori personalizzati' e personalizzabili'?
«Tutto ormai passa attraverso un'anarchia di opinioni e di valori. Dove quindi è vero e valido tutto e il contrario di tutto. E dove anche la religione viene sentita e vissuta come una sorta di fai-da te'. Ci si sente sempre liberi da vincoli, siano essi morali o di fede. Per questo, per il bene dei nostri figli e per il loro futuro, è indispensabile riprendere le redini di un'educazione vera e disciplinata da un'etica, se non si vogliono perdere ancor più i contorni e i contenuti della religione e della morale collettiva».
Educare alle regole e ai valori è un compito arduo?
«Scuola e famiglia per tale ragione devono diventare i sicuri perni attorno ai quali sviluppare un progetto educativo virtuoso, se non vogliamo che il soggettivismo imperante sfoci nel nichilismo, ovvero nell'annullamento delle regole e dei principi. E in questo senso, sono convinto che la scuola privata religiosa abbia molto da offrire ai ragazzi. Le regole, la disciplina sostengono il processo di crescita dei giovani che poi potranno aderire o criticare la propria educazione. Ma avranno sicuramente compreso il senso della disciplina. E questo lo dice uno come me, educato alla scuola pubblica che ha insegnato nelle scuole pubbliche. Purtroppo, però, oggi le cose sono cambiate; e la scuola pubblica spesso non dimostra lo stesso rigore, la medesima visione educativa di un tempo. Quella che insegnava a costruire delle idee e le basi solide per l'età adulta. Ora il futuro dei nostri figli non dipende dal buon nome di una scuola pubblica che scegliamo, ma dalla sezione e, ancor più, purtroppo, dagli insegnanti che li seguiranno. Queste incertezze sono ancora una volta chiari segnali di una debolezza educativa diffusa».
Prima della scuola, però, c'è la famiglia.
«Proprio così. E infatti i genitori devono iniziare a pensare che non si può delegare alla scuola o ai campi sportivi e agli oratori l'intero iter educativo dei propri figli. I giovani oggi trascorrono fin troppo tempo fuori casa con giornate pulsanti di impegni post scolastici. È indispensabile passare più tempo a parlare con loro invece di vederli sempre impegnati e lontani. Le assenze non si compensano solo con lo sport, ma anche e soprattutto con dialoghi costruttivi in famiglia».
Cosa porta davvero allo smarrimento del senso religioso testimoniato dal sondaggio?
«La prima causa è la perdita del senso e del valore' dell'umiltà. L'incapacità di ascoltare gli altri, di dialogare con loro porta anche ad una prevaricazione continua di tutti su tutti in cui non è consentito nemmeno alla religione indicare un percorso e delle regole di fede».
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