VENEZIA Il divieto di fumo nei luoghi chiusi pubblici sta per compiere la maggiore

Venerdì 4 Dicembre 2020
VENEZIA Il divieto di fumo nei luoghi chiusi pubblici sta per compiere la maggiore età: è stato introdotto in Italia il 16 gennaio 2003 con la legge Sirchia. Ma proprio in un'assemblea legislativa, qual è il Consiglio regionale del Veneto, è stato necessario ribadire il concetto con una circolare. Dopo alcune segnalazioni di sigarette accese (al tabacco in qualche ufficio dei gruppi politici, elettroniche in giro per il Palazzo), il segretario generale Roberto Valente ha dovuto ricordare la proibizione «per l'assoluta necessità di dare puntuale applicazione alle misure previste dal Documento di valutazione dei rischi a tutela della salute di tutti coloro che frequentano, a qualsiasi titolo, le sedi consiliari». All'epoca la disposizione era stata pensata per tutelare i non fumatori dai rischi delle sigarette, ma ora non c'è svapo che tenga all'interno di Ferro Fini: la preoccupazione è anche per il fatto che, abbassando la mascherina, possa avvenire il contagio da Coronavirus. Di qui la raccomandazione di Valente: «Tale divieto, che riguarda anche l'utilizzo delle sigarette elettroniche, è esteso a tutti i locali chiusi adibiti a sedi di lavoro, compresi corridoi, atrii, vani, scale, scantinati, ascensori e servizi igienici, indipendentemente dalla presenza di pubblico e a prescindere dall'attività lavorativa espletata.
Non è consentito fumare anche negli uffici o negli ambienti dove si trovi ad operare il solo dipendente fumatore, e nei mezzi natanti e autoveicoli in utilizzo al Consiglio regionale». Dopo un confronto con l'ufficio di presidenza, il segretario generale ha precisato che «le prescrizioni indicate si applicano a tutto il personale, ai consiglieri e a chiunque altro sia presente all'interno delle sedi consiliari». I dipendenti sono tenuti «al massimo rispetto» delle norme e a segnalare «episodi di violazione delle disposizioni vigenti» ai loro diretti superiori o allo stesso Valente. (a.pe.)
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