Veneto, lettera della Cisl. «Università, aprire i numeri chiusi»

Lunedì 18 Settembre 2017 di Raffaella Ianuale
Veneto, lettera della Cisl. «Università, aprire i numeri chiusi»
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La richiesta fatta alla Regione è chiara: fare valere la propria presenza nel Comitato regionale di coordinamento delle Università. Un organismo di cui fanno parte i rettori degli atenei e il presidente della Regione che in Veneto ha delegato l'incarico all'assessore all'Istruzione Elena Donazzan. È questo Comitato che elabora il fabbisogno di posti nelle Università, i numeri vengono poi girati al Miur che mette il suggello finale autorizzandoli. In questa catena decisionale l'Ufficio scolastico regionale fa parte del coordinamento, ma il suo parere non è vincolante. La richiesta è contenuta nella postilla conclusiva della lettera che la Cisl regionale ha inviato al presidente della Regione Veneto Luca Zaia e ai parlamentari veneti. Ma per competenza a rispondere è stata l'assessore Donazzan.

Il sindacato snocciola in numeri dell'emergenza. In Veneto servono più posti nelle università per formare maestri di primaria, infanzia e sostegno. Numeri che penalizzano il Veneto più di altre regioni. Qui, quest'anno scolastico, c'erano 1.743 nomine in ruolo per il sostegno (per 16.424 studenti disabili). In realtà i posti assegnati sono stati un'inezia e 1.500 non sono andati a ruolo. A fronte di tale fabbisogno le Università venete hanno attivato i soliti 560 posti, in grado di coprire un terzo delle necessità. In Molise invece, solo per fare un esempio, gli specializzandi sono 370 a fronte di 55 immissioni in ruolo. In pratica più di 10 per ogni posto. Stessa sproporzione per gli insegnanti di asili ed elementari. Anche per l'anno accademico 2017-2018 le università Venete hanno 200 posti a Padova e 100 a Verona. A fronte di mille aspiranti insegnanti che si sono presentati ai test di ammissione nell'ateneo di Padova. Quindi uno su cinque è rimasto escluso a causa del numero chiuso che non è sufficiente a formare i docenti che dovranno entrare in servizio in previsione dei pensionamenti. Nel 2017 sono andati in pensione 601 docenti di scuola primaria e 143 di scuola dell'infanzia. Pensionamenti simili a quelli degli anni scorsi e a quelli che avverranno nei prossimi anni. Il che significa che il Veneto non ha più maestri.La richiesta quindi avanzata nella missiva firmata dal segretario generale della Cisl Veneta Onofrio Rota e dalla segretaria del settore scuola Sandra Biolo è di chiedere «che le università concertino con l'Ufficio scolastico regionale i numeri e le caratteristiche dei corsi di specializzazione e abilitanti all'insegnamento - scrivono - e che la Regione intervenga nel merito anche facendo valere la sua presenza nel Comitato regionale di coordinamento delle università».

Ed è qui che si inserisce la risposta dell'assessore regionale Donazzan che scarica le responsabilità a Roma: i posti nei corsi di laurea in Scienze della formazione e nella scuola di specializzazione per il sostegno «sono programmati dal ministero dell'Istruzione - scrive nella lettera l'assessore - sulla base del fabbisogno di personale, previo parere del ministero dell'Economia e delle Finanze e del ministero per la Pubblica amministrazione». E non si parla più del ruolo del Comitato di coordinamento di cui fa parte anche la Regione.
Ultimo aggiornamento: 12:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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