Veneto, arriva il consigliere supplente

Venerdì 18 Maggio 2018
LA RIFORMA
VENEZIA Consigliere regionale? No, consigliere supplente. la nuova figura istituzionale della Regione Veneto partirà dal 2020 o, comunque, dalla prossima tornata elettorale e consisterà in un consigliere potenzialmente a tempo, capace di fare l'intera legislatura o di doverla interrompere per cause non dipendenti dalla propria volontà, bensì da quella del governatore. Il supplente prenderà infatti il posto del consigliere chiamato a far parte della giunta, ma il giorno in cui quell'assessore dovesse essere scaricato dal governatore, ecco che il supplente dovrà riconsegnare all'eletto lo scranno del Ferro Fini e tornarsene a casa. Tutto questo perché dal 2020 gli assessori dovranno essere tutti esterni: scatta cioè l'incompatibilità tra i ruoli in giunta e in consiglio. È questa la nuova modifica della legge elettorale che sta impegnando il consiglio regionale del Veneto, la cui seduta ieri sera è stata aggiornata a martedì.
LE NOVITÀ
Dopo aver eliminato nella giornata di mercoledì il limite dei due mandati per i consiglieri (ma non per gli assessori e neanche per il governatore, cui peraltro è vietato dalla legge nazionale 164/2004 fare più di due mandati consecutivi), ieri è stato votato il nuovo premio di maggioranza (60% dei seggi a chi prende il 40% dei voti) ed è stata abolita l'incompatibilità tra consigliere regionale e consigliere comunale. Quest'ultima avrà decorrenza immediata e quindi consentirà non solo ai leghisti Riccardo Barbisan, Federico Caner e Roberto Ciambetti di candidarsi ed essere eletti rispettivamente a Treviso e a Vicenza, ma anche al capogruppo di Fratelli d'Italia Sergio Berlato di correre ad Adria. «Norma ad hoc per favorire gli amici», ha tuonato il Pd. Altra novità di ieri, l'estensione delle pluricandidature non solo ai candidati governatori, ma anche ai candidati consiglieri regionali: dal 2020 chiunque potrà candidarsi dappertutto, in tutti i 7 collegi provinciali. E se sarà eletto in più colleghi quale sceglierà? Qui è passato l'emendamento di Piero Ruzzante (LeU) che obbliga a scegliere il collegio in cui si sono presi più voti: una reazione - ha spiegato Ruzzante - al Rosatellum di Matteo Renzi che invece impone di scegliere il collegio dove si è preso meno, penalizzando le liste minori. Quanto all'eliminazione del doppio mandato per i consiglieri, la proposta era arrivata da FdI, ma l'emendamento era stato presentato dal relatore leghista Marino Finozzi. Peccato che il governatore Luca Zaia l'abbia appreso a cose fatte, tanto che si narra di sfuriate e tentativi di rimediare. Alla fine, però, appurato che il limite dei due mandati continuerà a valere per l'esecutivo, si è deciso di evitare il famigerato pexo el tacon del sbrego.
LA RIFLESSIONE
Ieri sera i lavori sono stati aggiornati per capire come impostare l'articolo 4, quello sugli assessori. All'iniziale emendamento bipartisan del relatore leghista Finozzi e del controrelatore dem Fracasso di trasformare tutti gli assessori in esterni (oggi possono esserlo fino al 50%, cioè 5 su 10), si sono aggiunte un po' di riflessioni sulla tutela del consigliere che, una volta eletto, deve dimettersi per entrare in giunta. Ossia: e se il governatore si stufa di lui e lo scarica? Di qui l'idea del supplente: il primo dei non eletti subentra al consigliere dimissionario chiamato a fare l'assessore, ma gli restituisce la poltrona se per qualche ragione dovesse uscire dalla giunta. Il voto martedì.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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