TURISMO
VENEZIA Non è una sensazione. Quest'estate il turismo in Veneto

Mercoledì 7 Agosto 2019
TURISMO VENEZIA Non è una sensazione. Quest'estate il turismo in Veneto
TURISMO
VENEZIA Non è una sensazione. Quest'estate il turismo in Veneto è calato sul serio. Soprattutto al mare. Ma anche nelle località termali e al lago di Garda. Qualche segnale, per quanto visibilmente impercettibile nella marea di milioni di visitatori che ogni anno cala tra Rialto e piazza San Marco, lo sta accusando perfino Venezia. Solo la montagna non è in sofferenza, come se le Olimpiadi del 2026, i Mondiali di sci 2021, ma soprattutto l'avvio di interventi di ammodernamento delle strutture stessero cominciando a dare i primi frutti. Ma il dato generale è negativo. Vanno male gli alberghi. I campeggi. Ancor peggio gli appartamenti. «Metterei la firma se ci fermassimo a un meno 5 per cento», confida Marco Michielli, presidente veneto (e vice nazionale) di Confturismo e Federalberghi. Troppo presto per avere dati ufficiali, ma tra gli operatori c'è chi accusa cali spaventosi, fino al 20 per cento in meno. E il punto è che si sapeva che il segno più per il 2019 sarebbe stato un miracolo.
LE CAUSE
A sentire Michielli, c'è stata una tempesta perfetta. Con quattro fattori il cui mix, per il turismo in Veneto, è stato micidiale.
Primo: la riapertura di località balneari fino a ieri impraticabili perché a rischio terrorismo, in primis Egitto (nonostante l'ultimo attentato) e Turchia. Il punto di forza di questi Paesi è che sono a buon mercato, con 600 euro si è capaci di trovare pacchetti di una settimana in pensione completa e voli compresi. Il motivo: il costo del lavoro. Dice Michielli: «Un cameriere egiziano costa al suo datore di lavoro 25-28 dollari al mese; da noi 3.100-3.200 euro. Sono costi non paragonabili». Occhio, perché la concorrenza la fanno anche le navi da crociera dove spesso i ragazzi fino ai 18 anni non pagano.
Secondo: il riscaldamento globale. Come dice il presidente di Confturismo si potrà anche sorridere ma il dato di fatto è che «quest'anno Stoccarda ha sfiorato i 40 gradi, i laghi solitamente ghiacciati della Germania sono risultati appetibili e i Mari del Nord sembravano Rimini».
Terzo: abbiamo avuto una Pentecoste alta, il 9 giugno, troppo avanti per far partire bene la stagione.
Quarto: se i turisti tedeschi (e non solo) per i motivi di cui sopra hanno scelto altre località, gli italiani, sempre preoccupati per la situazione economica, hanno preferito risparmiare e accorciare le vacanze. O addirittura stare a casa.
LA CONCORRENZA
Il calo che si sta registrando era, tutto sommato, previsto. E si immaginava che, colpendo principalmente le spiagge che fanno in media 25 milioni di presenze turistiche su un totale di oltre 60 milioni in tutto il Veneto, avrebbe trascinato in giù il dato finale. L'assessore regionale al Turismo, Federico Caner, l'aveva ventilato già un anno fa. «Come era prevedibile l'area del Mediterraneo sta crescendo parecchio, ma anche i Paesi balcanici - Montenegro, Albania - stanno diventando attrattivi, così come continua ad esserlo la Grecia. Tutto si gioca sui prezzi, loro hanno costi bassi», dice Caner. All'assessore non si può neanche imputare di non fare sufficiente promozione turistica: «Rispetto alle stagioni precedenti - dice Caner - quest'anno abbiamo investito di più: siamo su tutte le radio italiane ed estere, siamo sbarcati anche sulle reti Mediaset per promuovere il turismo interno». Eppure i dati sono in calo.
Dice Leonardo Ranieri, vicepresidente del Sib, Sindacato Italiano Balneari: «Complessivamente le presenze turistiche sono in calo e non prevedo che agosto possa fare la differenza. A questo punto della stagione, sperare in un -5 % sul totale rispetto al 2018 sarebbe un buon risultato, meteo permettendo. Durante i giorni feriali il flusso turistico è molto calmo, si spera, quindi, nel bel tempo dei week end, che diventano ora decisivi per recuperare la stagione».
GLI APPELLI
Ricette? Caner dice che bisogna puntare sui nuovi prodotti, adeguare strutture e servizi. Ma ammette: «Il problema vero sono i prezzi». Michielli precisa: «L'unico punto su cui si può intervenire è il fisco. Imposta di soggiorno, costo dell'energia, Imu, costo del lavoro: se ci abbassassero le tasse del 10 per cento, potremmo ridurre di altrettanto i nostri prezzi. Chiaro che rispetto a Egitto e Turchia non saremmo competitivi lo stesso, ma ad esempio con la Spagna sì». Colore del mare a parte, l'ospitalità veneta non teme confronti per qualità, offerta culturale, buona tavola. Ma il prezzo, alla fine, fa la differenza.
Al.Va.
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