Torte vietate in classe, scuola in tilt

Mercoledì 18 Ottobre 2017
Torte vietate in classe, scuola in tilt
IL CASO
VENEZIA Vieta le torte fatte in casa per festeggiare i compleanni a scuola e finisce nella bufera. Un caso che sta coinvolgendo e travolgendo Carla Carraro, preside dell'istituto comprensivo Bombieri che raccoglie gli otto plessi della Valbrenta nel Vicentino. Le mamme sono insorte contro la circolare della dirigente scolastica che per tutelarsi da «intolleranze alimentari e allergie» consente per le festicciole dei bimbi solo caramelle e cioccolatini singolarmente incartati. Che certo non sono la stessa cosa di una bella torta, magari fatta dalla mamma o dalla nonna. Sul caso interviene anche l'assessore regionale all'Istruzione Elena Donazzan che ha scritto una lettera alla preside invitandola al buonsenso e sottolineando il fine pedagogico di questi eventi: «Festeggiare il proprio compleanno in classe è da sempre motivo di inclusione» scrive ignara che il caso esploso ora nel Vicentino, una realtà fatta di paesi e familiarità, è cosa assodata da anni nei centri città. Da Treviso, a Mestre e passando per Padova da anni le mamme se vogliono portare qualche dolce a scuola per festeggiare il compleanno del pupo devono ricorrere a prodotti industriali di supermercato con tanto di ingredienti scritti sulla confezione.
I DIVIETI
La lista dei divieti che stanno trasformando la scuola nel fortino dei no è lunga. Vietato fare uscire i ragazzini fino a 14 anni da soli da scuola, vietato andare in gita, vietato usare il cellulare tra le mura scolastiche e ora vietato anche portare le torte in classe. Altrimenti sono denunce e carte bollate. È della scorsa settimana l'esposto fatto dai genitori contro un preside del Padovano «colpevole» di aver fatto allontanare da scuola il ragazzo che poi si è ritrovato con gli amici per farsi uno spinello. Da qui l'obbligo a mamme e papà di presentarsi tutti i giorni ai cancelli anche se il pargolo ha 14 anni, è alto un metro e settanta e abita a cinquanta metri da scuola. Ci sono poi le uscite di istruzione che sono consentite purché l'insegnante si prenda la responsabilità di controllare se i copertoni del pullman sono in buono stato, se l'autista è in salute, se ha dormito a sufficienza durante la notte e via di seguito. Se poi succede qualcosa prof e preside devono rispondere anche penalmente. Ma c'è anche il caso nel Vicentino dove un'insegnate ha strattonato un bimbo iperattivo e certificato, nel tentativo di trattenerlo ed evitare che si facesse male, e che ora è sotto inquisizione per maltrattamenti.
LE RESPONSABILITÀ
«Non bisogna pensare solo alle responsabilità, ci vuole buonsenso» dice l'assessore veneto Elena Donazzan che sta seguendo molti di questi casi e si è presa a cuore anche l'ultima vicenda che vieta le torte. «Questa è la scuola del dettaglio delle responsabilità - dice - nel senso che per cercare di evitare di prendersi delle responsabilità si dettaglia tutto con parole scritte e circolari a partire dal ministero fino ad arrivare alle scuole. Ma non bisogna pensare solo alle responsabilità, ci vuole buonsenso». Ed è proprio questo il termine che usa rivolgendosi alla dirigente della Valbrenta e invitandola a rivedere le proprie posizioni «perché ritengo che la scuola sia oggi il principale e fondamentale luogo di condivisione e di educazione, di crescita e di integrazione, anche attraverso momenti non formali». Sono momenti di inclusione, prosegue Donazzan «per il bimbo timido perché si sente protagonista, per le famiglie perché si sentono partecipi di un momento speciale vissuto in classe».
IL BUONSENSO
E quando parla di buonsenso l'assessore non pensa solo ai dirigenti scolastici che per cercare di uscirne indenni fanno circolari su circolari con divieti e limitazioni. Si rivolge anche ai genitori perché «se da una parte c'è un'eccessiva responsabilizzazione della scuola, dall'altra capita sempre più spesso che i genitori presentino denunce. E di fronte a questa invadenza nell'agire per le vie legali i dirigenti scolastici reagiscono con divieti, circolari e relazioni». Perché se un tempo, quando un bimbo cadeva a scuola e si sbucciava le ginocchia o scivolava procurandosi qualche livido, la mamma lo medicava, ora c'è sempre il rischio che si catapulti a scuola a cercare colpe e responsabili.
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci