«Sono validi, ma contestiamo l'imposizione di pesanti coercizioni»

Lunedì 14 Agosto 2017
«Sono validi, ma contestiamo l'imposizione di pesanti coercizioni»
La coercizione in assenza di emergenze, la compressione della libertà dei cittadini, l'irragionevolezza e la sproporzione di un provvedimento che non bilancia con equilibrio il diritto alla salute del singolo e della collettività. Sono diversi i temi stigmatizzati dalla Regione nel ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto sull'obbligatorietà dei vaccini, per il quale il Consiglio dei ministri ha recentemente deliberato l'intervento in giudizio. Ma a spiccare fra le 43 pagine è, in particolare, la doglianza riguardante i maggiori costi a carico dell'ente: fino a 33,8 milioni fra sieri e personale e una somma, al momento imprecisata, per gli «indennizzi dovuti in seguito a danni derivanti da vaccinazione», argomento quest'ultimo che promette di riaccendere il fuoco no-vax.
Sul punto, per la verità, la premessa dell'atto firmato dagli avvocati Ezio Zanon, Luca Antonini e Luigi Manzi è perentoriamente a favore dell'immunizzazione: «La Regione Veneto non contesta in alcun modo la validità dei programmi di vaccinazione, avendo impostato la propria legislazione in termini decisamente convinti della opportunità di perseguirli. (...) Quello che la Regione contesta è un intervento statale, attuato impropriamente con la decretazione di urgenza che, imponendo con pesanti coercizioni un obbligo collettivo di ben dodici vaccinazioni, non ha precedenti storici a livello internazionale (nemmeno in periodi bellici o post-bellici) e che finisce per rendere l'Italia il Paese con il maggior numero di vaccinazioni obbligatorie in Europa e probabilmente al mondo». Ma fra le ragioni citate da Palazzo Balbi, la questione dei possibili danni riecheggia più volte. Per esempio: «Si è costretti a rilevare che né le norme impugnate, né tantomeno la relazione tecnica, si sono poste minimamente il problema dei maggiori oneri che, dal punto di vista degli indennizzi, deriveranno dall'estensione dell'obbligo vaccinale». Poi: «A fronte di un aumento esponenziale delle vaccinazioni obbligatorie disposte dalle norme censurate, il legislatore avrebbe dovuto prevedere una specifica copertura finanziaria per il conseguente aumento delle domande di indennizzo». E ancora: «La Regione si troverà esposta ad anticipare le relative somme senza la garanzia di un'adeguata restituzione da parte dello Stato».
A questi importi vanno poi aggiunti i costi che graveranno sul bilancio sanitario regionale. «Complessivamente calcolano i legali dell'istituzione dalla coorte 2001 (16enni) a quella del 2017 (nuovi nati) sono da prevedere oltre 760.000 dosi di vaccino. Applicando il costo dei vaccini a tali cifre si può stimare in oltre 26,8 milioni di euro la cifra necessaria per l'acquisto dei vaccini necessari». Ulteriori 7 milioni serviranno invece a pagare il personale, sia pure «considerando solo 10 minuti a medico e 10 minuti a comparto (infermieri e operatori sociosanitari, ndr.)», anche se per la Regione «è noto che l'attività esige invece maggiori tempistiche in quanto c'è tutto l'aspetto legato all'anamnesi, all'invito, al colloquio col genitore, alla gestione della sede vaccinale». Tesi a cui replicherà l'Avvocatura dello Stato, dopodiché l'ultima parola spetterà ai giudici della Consulta.
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