Sissy, whatsapp di una detenuta: «Era in ospedale con un collega»

Venerdì 24 Luglio 2020
Sissy, whatsapp di una detenuta: «Era in ospedale con un collega»
L'INCHIESTA
VENEZIA Ancora indagini per cercare di fare piena luce sulla morte di Maria Teresa Trovato Mazza, detta Sissy, l'agente di polizia penitenziaria ventottenne, originaria di Taurianova, il cui corpo fu rinvenuto il 1° novembre del 2016, in un lago di sangue, in un ascensore dell'ospedale di Venezia (dove aveva fatto visita ad una detenuta), con un proiettile che le aveva trapassato il cranio.
A sollecitare ulteriori accertamenti, nell'udienza di ieri, sono stati i legali dei familiari della defunta, gli avvocati Girolamo Albanese ed Eugenio Pini, i quali si sono opposti alla richiesta di archiviazione dell'inchiesta formulata dalla Procura, secondo la quale Sissy si è tolta la vita e non vi è alcun mistero attorno al suo decesso. Si tratta della seconda richiesta di archiviazione firmata dal pm Elisabetta Spigarelli, dopo che la prima non è stata accolta dal gip, il quale aveva disposto una serie di approfondimenti. Ora gli avvocati Albanese e Pini chiedono altre acquisizioni documentali e testimoniali, nonché una perizia per spiegare come mai non siano state rinvenute tracce di sangue sulle maniche della divisa di Sissy: secondo i consulenti della famiglia della vittima, infatti, se fosse stata lei a spararsi, si sarebbero dovuti trovare degli schizzi.
NUOVA TESTIMONE
Al giudice è stato prodotto anche il testo di un messaggio Whatsapp con il quale una ex detenuta del carcere femminile della Giudecca, dove lavorava l'agente deceduta, ha dichiarato che a suo avviso non si trattò di suicidio, riferendo che quel giorno assieme a Sissy, in ospedale a Venezia, c'era anche una collega agente penitenziaria, di cui finora non si era mai sentito parlare. Gli avvocati Albanese e Pini hanno chiesto che questa detenuta venga ascoltata e che si faccia chiarezza sull'incarico che era stato affidato a Sissy quel giorno: da programma, infatti, risulta che dovesse essere di servizio interno, invece fu mandata da sola (su disposizione di chi?) in ospedale a trovare una detenuta. I legali hanno fatto sapere che, pochi giorni prima del tragico evento, Sissy si era confidata con l'allenatore della squadra di calcio per la quale giocava, dicendogli che aveva paura: «Me la faranno pagare», gli aveva detto, facendo riferimento alle segnalazioni da lei fatte su presunti giri di droga e di sesso all'interno del penitenziario.
I GENITORI
All'udienza, al palazzo di giustizia di Venezia, hanno partecipato anche mamma e papà di Sissy, i quali hanno dichiarato di avere fiducia nella giustizia, spiegando di pretendere soltanto che vengano fatte tutte le indagini possibili, mentre molti aspetti della vicenda non sono stati ancora chiariti. «Non è stato fatto tutto ciò che si poteva fare - ha dichiarato il padre dell'agente di polizia penitenziaria - Ancora aspettiamo di sapere l'esito delle ispezioni disposte nel carcere femminile per verificare le molte segnalazioni fatte da Sissy».
All'esterno della Cittadella della giustizia hanno manifestato pacificamente alcune amiche della vittima, esponendo uno striscione per sollecitare verità e giustizia per Sissy.
Il giudice si è riservato di decidere nelle prossime settimane sulle istanze della difesa.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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