Sanità, al Veneto il primato italiano

Sabato 2 Giugno 2018
IL RAPPORTO
VENEZIA Anche quest'anno il Veneto si conferma la Regione con le migliori performance sanitarie. A dirlo sono i ricercatori del Laboratorio management e sanità (MeS) dell'Istituto di Management della Scuola Sant'Anna di Pisa che ieri hanno presentato a Venezia i risultati 2017 (rapportati sul 2016) del Sistema di Valutazione dei Sistemi sanitari regionali. Istituita a partire dal 2008, la collaborazione volontaria tra il MeS, 10 regioni italiane (Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto) e le due province autonome di Trento e Bolzano ha permesso lo sviluppo e la condivisione di un sistema di valutazione delle performance dei servizi sanitari regionali che si compone di più di 300 indicatori e che serve a monitorare la capacità di miglioramento delle strutture.
LA CLASSIFICA
Il risultato più positivo in termini di miglioramento degli indicatori l'ha ottenuto il Veneto dove il 60% registra un trend positivo: in particolare, i tempi d'attesa per la chirurgia oncologica, la spesa farmaceutica, le cure domiciliari, i parti cesarei e il consumo di antibiotici. Bollino rosso invece per vaccinazioni (anche se l'attività degli ultimi mesi regista un Veneto in ripresa) e risonanze magnetiche per gli anziani; stabili invece i costi. Sopra il 50% di positività in più ci sono anche Toscana, Puglia, Liguria, Trento e Umbria. Undici punti in meno del Veneto, 49%, per il Friuli Venezia Giulia che registra un trend negativo nell'indicatore vaccinazioni, con una diminuzione dei bambini immunizzati, e una maggiore spesa farmacologica territoriale. Dove invece si registra la percentuale maggiore di indicatori peggiorati è Bolzano (36% contro il 47,2% di quelli migliorati).
LA TENDENZA
Gli indicatori più rossi sono quelli delle cure domiciliari, di alcuni tipi di ospedalizzazione e del consumo di antibiotici. In quasi tutte le regioni si registrano trend negativi per i costi, gli accessi (e gli abbandoni) al pronto soccorso e la durata delle degenze. In generale il 60% dei dati presi in esame è migliorato, il 13% è rimasto stazionario mentre il 27 registra un peggioramento. Le aree che vedono i risultati più positivi sono le vaccinazioni, la riduzione dell'ospedalizzazione inappropriata, il percorso oncologico e chirurgico, ma anche la presa in carico della cronicità. Rimane critica l'appropriatezza nell'uso dei servizi di diagnostica per immagini e ci sono ancora margini di miglioramento significativi nei programmi di screening oncologico, con alcune regioni in difficoltà.
Il confronto trasparente dei dati permette di individuare le priorità di intervento e indirizzare le strategie di azione. E su questo hanno lavorato assieme le strutture regionali del network e il team di ricerca del Sant'Anna che hanno incrociato gli indicatori. Dati come i tempi di attesa per la chirurgia elettiva sono stati analizzati tenendo conto della variabilità geografica delle prestazioni erogate per abitante. Se infatti queste sono doppie o triple tra una zona ed un'altra potrebbe esservi in un caso un vuoto di offerta o viceversa una potenziale inappropriatezza prescrittiva. Il convegno ha offerto inoltre un tavolo di confronto per misurarsi sul rapporto tra i processi di innovazione nell'organizzazione delle cure e il relativo sviluppo dei sistemi di valutazione delle performance, aprendo il dibattito ad una prospettiva europea.
Daniela Ghio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci