Ruspe in via Anelli Parte la demolizione del Bronx di Padova

Sabato 12 Ottobre 2019
Ruspe in via Anelli Parte la demolizione del Bronx di Padova
L'ABBATTIMENTO
PADOVA Quando, alle 10 di stamattina, la prima pinza demolitrice aggredirà il cemento di via Anelli, sembrerà di assistere a un rito di purificazione collettiva. La città attende dal 2007 di distruggere quel passato. Da quando fu murata l'ultima delle sei palazzine diventate il supermercato della droga nel Veneto. Ma dentro le quali, insieme a prostitute e spacciatori clandestini, vivevano anche 700 persone perbene, italiani e stranieri che furono tutti trasferiti in alloggi pubblici con una gigantesca operazione durata due anni. Il luogo subirà un deciso contrappasso: laddove si smerciavano cocaina ed eroina a chili ogni giorno, sorgerà il simbolo della legalità, la nuova questura.
Gli edifici sono del 1974. Prima che si propagasse il tumore della droga negli appartamenti di 28 metri c'erano studenti fuori sede. Le famiglie avevano stimato che sarebbe stato un buon investimento anche per il futuro. Poi sono arrivati i papponi e con loro gli africani, specializzati nello smercio. Tanto che nel 2001 si dovette aprire un Commissariato di polizia a 50 metri.
LA BATTAGLIA
Il 26 luglio del 2006 duecento magrebini e altrettanti nigeriani si affrontarono a colpi di bastoni, coltelli e macete in mezzo agli automobilisti atterriti. Solo uno spiegamento massiccio di polizia e carabinieri riuscì a evitare una strage. I magrebini volevano vendicarsi dell'offesa arrecata dai nigeriani alla loro moschea, in un ex supermercato accanto alle palazzine. In verità si disputavano il controllo del mercato.
L'ex sindaco Zanonato, per arginare il male decise di costruire una piastra in acciaio, lunga 84 metri e alta 3 per impedire che gli spacciatori fuggendo dalle retate saltassero nelle terrazze delle case vicine. Ottenne l'effetto contrario, rappresentare al mondo la nascita di un ghetto di cui il Gazzettino diede per primo la notizia il 9 agosto. Il muro divenne un caso nazionale.
IL RECUPERO
La riqualificazione era all'ordine del giorno di Comune, Regione e Ater dal 2000. Ma tre piani sono falliti in questi anni. I costi per demolire e ricostruire - 25 milioni - sono sembrati proibitivi per tutti anche per grandi gruppi stranieri. La Giunta Giordani però ha trovato una soluzione: scambiare la proprietà di quel terreno con un altro del demanio in centro.
Così il Comune a conti fatti per smontare il bronx spenderà appena 17 milioni di euro, l'equivalente di 10 scuole materne nuove. Cinque milioni sono il valore dei terreni e della cubatura che ha dovuto cedere nel 2005 all'Ater per fare nuovi alloggi al posto di quelli che gli erano stati sottratti; 2 milioni per il trasloco; 8,4 milioni per l'acquisto degli appartamenti; 600 mila per la demolizione. Più altre spesucce di contorno come i 186 mila euro per comprare il locale dell'ex moschea.
LE STORIE
Il Bronx ha riservato storie infinite in questi anni, 22 matrimoni e un numero imprecisato di nascite. La svolta nei primi anni 90. Si insediano alcuni degli ex di Felicetto Maniero. Poi alcuni agenti immobiliari comprano alloggi a decine. I loro affittuari, subaffittano a seconde e terze persone. Si stima che a un certo punto ci abitino mille clandestini. Basta vedere i consumi e le spese condominiali di luce, acqua e gas schizzate alle stelle. I primi stranieri sono albanesi e romeni poi cacciati dagli africani. Che si dotano pure di un sindaco, non eletto ma riconosciuto. Jerry il nigeriano, che fu il primo con dodici connazionali a colonizzare le palazzine il 12 maggio del 95 e un giorno trattò con l'allora ministro della solidarietà Ferrero in visita. Poi si seppe che era clandestino. La prima retata è proprio di quell'anno, firmata dai carabinieri. Ma si capì subito che non sarebbe stata l'ultima.
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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