«Questa autonomia è inaccettabile»

Martedì 7 Luglio 2020
«Siamo pronti a combattere a tutti i livelli istituzionali per indurre il Governo a rinunciare ai soldi che pretende da noi. Se necessario andremo alla Corte costituzionale e non escludiamo di restituire a Roma il finanziamento della nostra Sanità». Il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga (Lega), fresco di secondo posto alle spalle del solo Luca Zaia fra i governatori più popolari (gradimento al 59,8%) nella classifica del Sole 24 Ore, attacca senza giri di parole su un fronte che «minaccia gravemente la stessa autonomia speciale del Fvg», se il Governo non cancellerà il super-balzello da 726 milioni di euro (il 12,77% del bilancio regionale) che Trieste dovrebbe corrispondere allo Stato quale contributo alla finanza pubblica per quest'anno.
Presidente, ma come stanno veramente i conti?
«Su un bilancio di 5,5 miliardi, avremo quest'anno un buco nel gettito fiscale di circa 700 milioni e altri 726 da dare allo Stato, che promette in tutto 2,5 miliardi alle Regioni speciali oltre a quote dei 500 milioni globali per il ristoro dei minori fatturati del trasporto pubblico locale e dei 448 milioni per il mancato gettito Irap. Non bastano, questo è certo, ma il vero nodo sta nel metodo».
Intende dire la ripartizione?
«Esatto. Il Ministero dell'Economia intende parametrare le assegnazioni dei fondi sulla base delle minori entrate, ma un sistema del genere porrebbe a grave rischio la stessa autonomia finanziaria del Fvg».
Voi invece cosa proponete?
«Di basarsi sui contributi straordinari alla finanza pubblica chiesti dallo Stato».
In pratica volete l'abbuono del maxi-assegno da girare a Roma.
«Mi spiego: quello è un contributo straordinario e temporaneo, come ha chiarito la Corte costituzionale. Ora non possono chiederci soldi, soldi nostri, per finanziare le loro politiche di sostegno alla ripresa e al tempo stesso contrarre nuovo debito pubblico per 85 miliardi e lasciarci senza risorse».
Intende dire che fanno gli splendidi con i soldi delle Regioni?
«Del Fvg senz'altro. Tutto questo è incostituzionale perché impedisce l'esercizio dell'autonomia di una spesa coordinata con le strategie regionali. Ecco perché siamo pronti a ingaggiare battaglia alla Consulta».
Dunque è pronto a restituire al Fondo sanitario la Sanità regionale, che costa circa 2,5 miliardi all'anno?
«È un'opzione clamorosa che però a questo punto dovremo valutare. In ogni caso paghiamo da soli anche il trasporto locale e fra le Speciali siamo la Regione che trattiene la minor quota di gettito fiscale: il 59% su diverse imposte, un terzo sui carburanti e un bel niente su lotto e giochi vari».
Il Consiglio regionale ha votato unanime per l'istituzione di una zona logistica speciale e di una zona franca di emergenza. Può spiegarci di cosa si tratta?
«La zona franca, per la quale si profila un negoziato non facile con il Governo, va istituita lungo l'intera fascia confinaria con la Slovenia da Tarvisio a Muggia. In realtà puntiamo a una zona di armonizzazione fiscale: stesse tasse su benzina, sigarette e acquisti vari sia in Fvg che in Slovenia, in modo da trattenere sul territorio una buona parte dei soldi che ora finiscono di là».
E la zona logistica?
«Sarà una sorta di grande retroporto di Trieste che ingloberà, innanzitutto, le aree di Monfalcone e Gorizia».
Avete in cantiere soldi permettendo altre forme di sostegno alle imprese e al lavoro?
«Le aziende potranno contare a breve su un pacchetto di contributi che andranno ad attenuare la pressione fiscale in presenza di assunzioni e nuovi investimenti».
I cantieri?
«Ah, i cantieri: i nostri Comuni hanno molti milioni di euro bloccati. Stiamo negoziando con il Governo per superare l'impasse ispirandosi al modello del dopo tempesta Vaia: tanti piccoli cantieri che danno lavoro».
Avete qualche numero?
«Nel 2019 in sei mesi sono stati impegnati 160 milioni e nel 2020 oltre 100: funziona».
Dai boschi al mare: la Slovenia vieta l'accesso alle barche prive di targa. Un bel guaio per veneti e friulani.
«Stiamo già dialogando sul punto con Lubiana e mi riprometto di affrontare il tema con il premier Janez Jansa: sono fiducioso, ho un ottimo rapporto con lui come si è visto anche per i migranti e la riapertura del confine».
A proposito di migranti: la rotta balcanica rappresenta fra l'altro una minaccia importante alla sicurezza sanitaria.
«L'Europa deve inserire la Serbia fra le provenienze con obbligo di quarantena anti-Covid, come ha già fatto l'Italia, per evitare le triangolazioni dei viaggiatori. Ma la chiave per affrontare i nuovi focolai d'importazione sta nel rendere uniforme la risposta di tutti i Paesi, dal punto di vista del nostro Nordest a cominciare dalla Croazia».
In arrivo nuove ordinanze?
«Per ora no. Fortunatamente pare che i focolai siano circoscritti e i numeri meno preoccupanti, ma guai abbassare la guardia».
La Slovenia sta collaborando nei controlli?
«Sì. Registriamo una buona collaborazione, sia per le riammissioni di migranti irregolari che per il rafforzamento del presidio del territorio a cavallo del confine».
Il turismo è stato il primo a pagare pesantemente per la pandemia. Lei ha appena firmato con Veneto ed Emilia-Romagna un'alleanza per la promozione verso il mercato tedesco. Questo tridente d'attacco potrà essere replicato?
«Certo. Faremo sistema, il Sistema Alto Adriatico, con tanto di brand da proporre a livello internazionale. È l'unica formula che ci consentirà di competere con vigore, valorizzando le specificità di ciascun territorio nell'ambito di un gioco di squadra».
Sulla carta sembra una prospettiva accattivante: ma nella sostanza?
«Alla promozione devono legarsi i servizi da proporre ai potenziali ospiti: mare, spiagge, Alpi, ma anche la cultura e le eccellenze enogastronomiche. Insomma: un sistema per l'appunto».
Maurizio Bait
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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