«Privilegi rubati», l'ex senatore denuncia la deputata grillina

Mercoledì 24 Aprile 2019
«Privilegi rubati», l'ex senatore denuncia la deputata grillina
IL CASO
VENEZIA Bruno Pìzzol non è solo uno dei tanti ex parlamentari che si sono visti decurtare il vitalizio. Quella di questo ex senatore trevigiano, in carica dal 1987 al 1992, già sindaco comunista di Vittorio Veneto dal 1975 al 1982 e poi consigliere indipendente del Psi, è una storia particolare, non fosse altro perché la vita e la passione l'avevano portato ad impegnarsi in politica e poi a decidere di svolgere un ruolo, quello di giudice di pace, che non prevedeva contributi pensionistici. Col senno di poi magari avrebbe rinunciato a quella toga onoraria indossata per vent'anni, certo è che all'epoca era sostanzialmente tranquillo sapendo di poter contare, per la vecchiaia, su una pensioncina per le supplenze da insegnante e su un vitalizio di 2mila euro netti garantitigli dalla legge. Invece, come ai suoi ex colleghi, è arrivata la mannaia e il vitalizio si è ridotto a un netto di 1000 euro. Poco più del reddito di cittadinanza. Con l'aggiunta di sentirsi dare del ladro da una giovane eurodeputata pentastellata. È così che l'ex senatore Pìzzol ieri si è recato in Procura a Treviso e ha denunciato Tiziana Beghin.
LA TRASMISSIONE
È il 12 aprile quando la trasmissione Mattino Cinque affronta il tema dei vitalizi percepitui dagli ex parlamentari ed ex consiglieri regionali. Tra gli ospiti della trasmissione condotta da Francesco Vecchi c'è Tiziana Beghin, deputata del M5s al Parlamento Europeo. Che dice: «I vitalizi più che diritti acquisiti sono privilegi rubati». Di più: «I vitalizi sono privilegi rubati ai cittadini da una casta che vuole autoalimentarsi». Aggiungendo: «È vergognoso. E qualcuno si permette anche di fare ricorso». Parole che Pìzzol respinge: «Non posso accettare di essere descritto come appartenente ad una casta che ha derubato i cittadini italiani. Sono stato eletto in libere elezioni e ho percepito i compensi previsti dalla Costituzione, dalle leggi e dai regolamenti parlamentari vigenti all'epoca». Compensi, peraltro, mai dichiarati illegittimi o illeciti. A Pìzzol non va per niente di essere «additato al pubblico disprezzo» per aver fatto ricorso contro il taglio dei vitalizi. E così denuncia tutti - la Beghin, il direttore di Mattino Cinque, i responsabili della messa in onda della trasmissione - riservandosi di costituirsi parte civile.
CARTE BOLLATE
«La Prima Repubblica ha avuto tanti farabutti, ma anche persone oneste che con la politica non solo non si sono arricchite, ma si sono impoverite», dice Pizzol. Che parla di se stesso: avesse continuato a fare l'insegnante e poi a dedicarsi all'attività di avvocato, anziché fare prima politica e poi il giudice di pace («E quella fu la mia disgrazia»), oggi avrebbe una pensione senza preoccuparsi del taglio del vitalizio. Ma sentirsi dare del ladro, questo no.
Al.Va.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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