Ottocento cattedre vuote dopo i trasferimenti dei prof

Martedì 18 Luglio 2017
Ottocento posti liberi solo nelle scuole dell'infanzia, alle elementari e alle medie. Numeri destinati ad aumentare con la mobilità annuale e l'assegnazione provvisoria per riavvicinamento alla famiglia che può essere chiesta fino al primo settembre. Cattedre che andranno ora riassegnate a supplenti dopo che i titolari hanno chiesto il trasferimento. La maggior parte sono insegnanti del Sud Italia che, anche a seguito della mobilità generata lo scorso anno dalla legge 107, sono arrivati ad insegnare in Veneto. Ora hanno già chiesto il riavvicinamento a casa e per farlo hanno sfoderato tutto quello che potevano, compresa la legge 104 che fa punteggio. Per ottenerla basta avere un famigliare disabile che necessità di assistenza e così le certificazioni si sono moltiplicate. A conquistarsi il primato i docenti provenienti da Calabria, Sicilia e Campania. Solo chi ha presentato questa certificazione è riuscito a scalzare, nel riavvicinamento a casa, i colleghi che hanno usato il solo punteggio maturato con servizio e titoli. Va detto che a dare questa chance è stata la stessa legge 107 del 2015, la cosiddetta Buona scuola voluta dall'allora premier Matteo Renzi. La legge infatti ha promosso l'immissione in ruolo di molti insegnanti a patto che dessero disponibilità a spostarsi. C'è stato così un gran rimescolamento incrementando il fenomeno degli insegnanti che dal Sud arrivano al Nord per avere un posto nella scuola. La legge però imponeva ai docenti di rimanere almeno tre anni nel luogo dove avevano assunto servizio. E fin qui sembrava filare tutto liscio. Poi però è stata fatta la deroga che ha consentito agli insegnanti di chiedere il trasferimento già da quest'anno. E così è successa la bagarre tra persone che hanno raccolto tutto il punteggio possibile, compreso quello dell'agevolazione che si può ottenere avendo un familiare disabile da assistere, per tornarsene a casa. In molti ci sono riusciti. Con il risultato che ora le cattedre disponibili a seguito della mobilità in Veneto sono 58 nella scuola dell'infanzia, 217 alle elementari, 160 nel sostegno e 412 alle scuole medie. A questi vuoti di organico vanno aggiunti quelli delle scuole superiori che verranno resi noti il 20 luglio.
I sindacati veneti avevano cercato di scoraggiare questa pratica che danneggia la qualità della scuola veneta, perché viene a mancare la continuità didattica. Genera infatti un cambio di insegnanti ad ogni inizio anno che certo non agevola l'apprendimento dei ragazzi. Ecco proprio questi sindacati, anche quelli più a sinistra, si sono sentiti accusare di essere leghisti. Poi però si è scoperto che il 21,5 per cento di trasferimenti interprovinciali, solo alle scuole elementari per l'anno scolastico 2017-2018, riguarda docenti che hanno avuto la precedenza per la legge 104. E andando a spulciare le certificazioni è emerso che il 79,5 per cento delle pratiche riguardano insegnanti calabresi, il 72,9 per cento siciliani e il 66,6 per cento campani. Ora la ministra alla Pubblica Istruzione Valeria Fedeli ha già annunciato controlli.
Intanto le cattedre venete si sono liberate con i trasferimenti di massa e bisognerà quindi riassegnare i posti. Dopo che saranno conclusi i cosiddetti modelli B, che si stanno facendo in questi giorni, e che riguardano la scelta delle scuole da parte dei precari. Modelli che, tra l'altro, stanno mandando in tilt il portale del ministero che non regge un numero di accessi così elevato.
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