Ottant'anni, medico: «Il camice è la vita rientro anche gratis»

Venerdì 29 Marzo 2019
Ottant'anni, medico: «Il camice è la vita rientro anche gratis»
IL CASO
PADOVA «Indossare il camice, per un medico, è la vita!». Il professor Luciano Bevilacqua, ginecologo oncologo padovano, sci-alpinista, rocciatore, atleta con all'attivo 78 maratone, la delibera licenziata dalla Giunta regionale del Veneto che assegna ai direttori generali delle aziende sanitarie la possibilità di conferire incarichi di lavoro autonomo ai medici in pensione, se l'è messa mentalmente in cornice. «Dinnanzi al problema della carenza di medici, specialmente di specialisti, di cui le nostre strutture sanitarie si sono rese improvvisamente consapevoli e di cui tanto si discute in questo momento... beh, sento il dovere di offrire la mia disponibilità per il superamento di questa, speriamo temporanea, spiacevole congiuntura: collaborare con la sanità pubblica? Benvenga, lavorerei anche gratis».
A DISPOSIZIONE
Ottantuno primavere («ottantadue - tiene a precisare - a ottobre»), laurea in Medicina conseguita 57 anni fa con 110 e lode, nella sua lunghissima carriera il prof. Bevilacqua ha conseguito la libera docenza in clinica ostetrica e ginecologica, la specialità in ostetricia e ginecologia, in radiologia e radioterapia, in oncologia medica. Socio ultraquarantennale dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), socio fondatore dell'Ageo, Associazione ginecologi extra-ospedalieri, per sette anni è stato a Padova assistente nella Clinica ostetrica, per altri sette aiuto della Divisione di radioterapia e oncologia, per 10 anni responsabile del reparto di Radioterapia e Oncologia medica del Policlinico San Marco di Mestre, poi libero professionista.
«Con 57 anni di professione metterei volentieri a disposizione della comunità la mia esperienza; non mi sento di ritornare in sala operatoria, tanto meno in sala parto, ma sarei felice - sottolinea Bevilacqua - di svolgere attività di ambulatorio sia ostetrica che ginecologica. Dopo 40 anni ho chiuso circa due anni fa il mio ambulatorio in centro storico, da allora svolgo la professione presso il Poliambulatorio Serena per tre giorni pieni alla settimana e non intendo, finchè integro dal punto di vista fisico - e le imprese sportive vissute mi aiutano ancora -, e sopratutto psichico, appendere il camice al chiodo. Concordo con il prof. Mario Plebani, presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell'Università di Padova, che aprire ai pensionati deve trattarsi di una soluzione temporanea, l'età stessa di alcuni colleghi la rende ovvia. Ma credo che l'esperienza sia fattore determinante e condizionante nei confronti della ventilata possibilità di conferire incarichi di grande responsabilità a specializzandi, anche se dell'ultimo anno. Condivido sul diritto di vivere questa esperienza senza stress e con orari di lavoro commisurati alla personale disponibilità ma con la gioiosa consapevolezza di essere ancora utili e apprezzati».
IN CORSIA
E se i ginecologi son cercati col lanternino, insieme a pediatri, medici di urgenza-emergenza, anestesisti e ortopedici, al grande coro dei sì, lo voglio si aggiungono anche professionisti di discipline che in carenza non sono. Le sirene del pubblico risultano, a sorpresa, molto allettanti. «Tornerei subito, assolutamente, ma che scherziamo? Ho dato la vita per l'istituzione pubblica. Adesso, per far qualcosa, ho dovuto aprire la partita Iva...», dichiara il professor Gaetano Thiene, patologo cardiovascolare, già docente di Anatomia patologica al dipartimento di Scienze cardiologiche, toraciche e vascolari dell'Università di Padova e direttore dell'Unità operativa complessa Patologia Cardiovascolare dell'Azienda ospedaliera, luminare negli studi sulla morte improvvisa nei giovani atleti, da due anni in pensione, oggi professore emerito del Bo.
«Sono presidente dell'Accademia olimpica di Vicenza e svolgo attività libero-professionale, compio perizie (anche sul calciatore Astori, ndr). Non si può dimenticare - sollecita il prof. Thiene - che la mole di esperienza che abbiamo accumulato noialtri è enorme, non si può sprecare dalla sera alla mattina. L'Università, l'Ospedale, i rapporti internazionali, gli studi, sono stati la mia vita, da loro ho ricevuto tutto. Ho ricordi stupendi, adesso da emerito non posso neanche gestire fondi di ricerca. Ed è un gran peccato».
Federica Cappellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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