Mose, la prova generale riesce a metà

Mercoledì 8 Luglio 2020
LA GRANDE OPERA
VENEZIA Meno due giorni. L'attesa è tutta per venerdì, ore 10, quanto le 78 paratoie del sistema Mose, suddivise tra le tre bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia, si dovranno alzare in simultanea, davanti a mezzo Governo per l'occasione a Venezia. Sarà la prima volta che la laguna sarà separata dal mare - anche se non ci sarà l'acqua alta - in un test tecnico, trasformato in evento-passerella. Fino a ieri era dato per presente anche il premier Giuseppe Conte, oltre alla ministra Paola De Micheli e al sottosegretario Andrea Martella. Tanti riflettori puntati - forse troppi - su un'opera che deve ancora essere ultimata (l'operatività delle bocche di porto è attesa per fine 2021); deve risolvere una serie di criticità; deve soprattutto superare un clima di incertezza sul futuro e tensioni perenni.
TREGUA ARMATA
Mancano i soldi liquidi: circa un miliardo di euro, in buona parte ancora bloccati a Roma. E per questo anche nelle ultime settimane ci sono stati rallentamenti nei lavori. Soprattutto chi dovrebbe guidare questa fase delicata è sempre più in guerra: il commissario straordinario per il Mose, Elisabetta Spitz, e il provveditore alle opere pubbliche del Triveneto, Cinzia Zincone, da un lato, gli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova, Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo, dall'altro.
In questi giorni nei cantieri si è corso per arrivare al test, ma in molti si chiedono cosa succederà dopo venerdì. Le casse del Cvn sono semivuote, ai dipendenti non è stata pagata la quattordicesima. Soprattutto le imprese avanzano soldi e mettono in campo a fatica le risorse necessarie. Su come uscire da questa situazione, le visioni tra le due parti (Provveditorato-commissario e amministratori) divergono in un rimpallo di responsabilità. Se finora c'è stata una sorta di tregua armata, con l'obiettivo di portare a casa il test di venerdì senza figuracce, lo scontro potrebbe riaccendersi subito dopo. All'inizio dell'anno Zincone aveva proposto agli amministratori di firmare un settimo e ultimo atto aggiuntivo, che avrebbe limitato la loro azione al completamento delle opere alle bocche, transato sul passato e riportato in Provveditorato il resto dei lavori e in prospettiva dei lavoratori. Loro avevano rinviato la palla alla Prefettura di Roma, che ora gliel'ha restituita. In ballo c'è la futura gestione dell'opera. Una torta da 100 milioni l'anno.
IL CAMBIO DI PROGRAMMA
In questo clima non facile, ieri, gli ingegneri del Mose hanno completato l'ennesimo test parziale, in vista di quello generale di dopodomani. Il programma era quello di sollevare, per la prima volta insieme, le due schiere che chiudono la bocca di porto del Lido: 20 paratoie lato San Nicolò, 21 lato Treporti. In un secondo momento di simulare un black out e provare a sollevare parte delle schiere con il gruppo elettrogeno. A causa del vento, però, ci sono stati ritardi nel posizionamento delle boe si sicurezza per il traffico acqueo, la finestra concessa dalla Capitaneria di porto era limitata alla mattinata, e non c'è stato più tempo per effettuare entrambe le prove. Così si è optato per un sollevamento in simultanea solo di due mezze schiere, riservando il resto della mattina alla prova black out, lato San Nicolò.
In realtà, nei piani iniziali, i gruppi elettrogeni dovevano essere testati ad agosto, in vista della messa in funzione del sistema per le emergenze per l'autunno. Ma con tante autorità in arrivo, con tanti occhi puntati, i tecnici hanno preferito provare almeno il generatore del Lido. Ieri ha funzionato. Se venerdì mancherà la corrente, nessuno dovrebbe accorgersene.
LE ALTRE CRITICITÀ
Un esempio di come si stia lavorando di corsa e con fatica. E i fronti aperti sono tanti in un'opera complessa e segnata da una storia tanto travagliata di corruzione e ritardi. C'è il caso della sabbia che va a depositarsi sui meccanismi di alcune paratoie lato Treporti, che non rientrano completamente nei loro ricoveri sul fondale. Tecnicamente una criticità che non impedisce alla barriera di alzarsi e abbassarsi, ma che non può essere sottovalutata e va risolta.
Un problema legato a quella mancata manutenzione del sistema Mose, che è una delle grandi questione aperte, a cui è connessa un'altra criticità più grave, quella della corrosione che sta aggredendo anzitempo le paratoie. La ricerca di una soluzione è stata bloccata dalle controversie legali. Mentre attende di essere ripristinata anche la conca di navigazione di Malamocco, malfatta e subito danneggiata... Insomma, per dire che il sistema Mose funziona, ci vorrà ancora tempo e lavoro. Chissà che la passerella di politici serva a fare chiarezza almeno sui soldi mancanti, ancora fermi a Roma.
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci