La zanzara coreana si prende l'alto Veneto

Domenica 28 Luglio 2019
IL FENOMENO
TREVISO Le zanzare coreane e giapponesi si prendono l'alto Veneto. La loro diffusione si sta allargando sempre di più. E così anche la minaccia per la salute dei cittadini. Perché gli insetti che arrivano dall'Estremo Oriente, sommandosi alle zanzare tigre, sono in grado di trasmettere virus esotici storicamente non presenti nel territorio. Nuove malattie a queste latitudini. Si guarda in particolare alle infezioni da Chikungunya, Dengue e Zika. Ma ora si agita per la prima volta lo spauracchio della Febbre gialla, malattia infettiva acuta che nel 15% dei casi porta a emorragie che possono rivelarsi letali. Nel conto va messo anche la Febbre del Nilo, trasmesso dalle zanzare comuni e ormai diventata endemica in Veneto.
L'ESPERTA
«Le zanzare coreane e giapponesi hanno la capacità di adattarsi ad ambienti generalmente considerati ostili lancia l'allerta Ester Chermaz, responsabile del dipartimento di Prevenzione dell'Usl del trevigiano questo permette loro di resistere nei luoghi meno caldi. Arrivano a 1.400 metri di altitudine. Riescono a deporre le uova e a moltiplicarsi. Con queste premesse, la diffusione anche nelle zone di pianura non sarà difficile. Ciò potrà portare a nuovi scenari nell'ambito delle malattie virali. Penso ad esempio alla possibilità di insorgenza della Febbre gialla».
LA COMPARSA
I primi esemplari di Aedes Koreicus - questo il nome scientifico della zanzara coreana - sono state individuate nel 2011 in provincia di Belluno. Da quel momento gli insetti hanno iniziato a colonizzare una fetta sempre più ampia del Veneto. Le coreane sono state trovate lungo tutto l'ideale asse che corre tra Feltre, Sospirolo, Sedico e Longarone. E hanno già sconfinato nel trevigiano. La loro presenza è stata registrata soprattutto nell'area della pedemontana, tra Cison, Follina, Revine, Farra di Soligo, Miane e Borso del Grappa. Tre anni fa, poi, sono arrivate anche le Aedes Japonicus, nome scientifico delle zanzare giapponesi. Fermare la diffusione di tali insetti è impresa impossibile: «Le disinfestazioni sono possibili dice Chermaz ma solo nei centri abitati. Non si può andare a farle nelle zone di campagna».
L'ALLARME
Dall'inizio dell'anno ad oggi solo nel trevigiano sono stati diagnosticati una decina di casi di febbre Dengue. Tre nel mese di luglio. Tutti di rientro. Le persone ammalate, cioè, sono state contagiate mentre si trovavano in un Paese estero considerato a rischio. La diffusione di nuove specie di zanzare in Veneto, però, aumenta la possibilità che le malattie tropicali vengano trasmesse a queste latitudini anche in assenza degli agenti patogeni originali. L'ultimo caso di Dengue risale a un paio di giorni fa. La malattia ha colpito un 30enne che vive nella cintura urbana di Treviso appena rientrato da Bali. L'Usl ha subito fatto scattare una disinfestazione d'urgenza contro le zanzare attorno alla sua abitazione, in modo da creare una sorta di cordone sanitario per abbattere il rischio di focolai.
Nella prima metà di quest'anno, inoltre, in Veneto è stata registrata anche un'infezione da Chikungunya (sempre di rientro). Dopo le piogge di maggio, poi, la settimana scorsa c'è stata la prima diagnosi stagionale di Febbre del Nilo su un 79enne che vive in un'area rurale della provincia di Padova. A tutto ciò vanno aggiunti due casi di meningoencefalite da zecca, altra piaga che colpisce la zona della montagna. Le aziende sanitarie hanno già iniziato a muoversi contro le nuove malattie infettive. In particolare si sta valutando l'inserimento di nuovi screening per scongiurare il rischio di un drastico calo delle donazioni di sangue. L'Usl trevigiana è in prima linea. La consacrazione a livello mondiale è arrivata con la premiazione a Washington da parte dell'International society of travel medicine (Istm) di un editoriale firmato da Luca Cegolon, medico del dipartimento di Prevenzione, pubblicato sul Journal of travel medicine, la più prestigiosa rivista internazionale per la medicina dei viaggi.
Mauro Favaro
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