LA SFIDA
MESTRE «Insieme» contro l'uomo solo al comando. Che poi sarebbe

Domenica 2 Agosto 2020
LA SFIDA
MESTRE «Insieme» contro l'uomo solo al comando. Che poi sarebbe il sindaco in carica Luigi Brugnaro. A Pier Paolo Baretta capita una giornata con il termometro ben oltre i 30 gradi e un luogo, il chiostro del museo M9 di Mestre, dove l'obbligo di mascherina e la mancanza d'aria per i 160 posti a sedere ben distanziati rendono il clima ancora più caldo. Ma è lo stesso Baretta a scaldare ulteriormente il clima nel lanciare la sfida al suo principale avversario: «Conosciamo l'intreccio di interessi - dice scandendo le parole - e l'ossessiva organizzazione del consenso di Brugnaro che ha determinato un clima di disagio in città».
PRESA DI DISTANZE
Per tutto il resto del discorso, scritto di proprio pugno e limato fino alle quattro di mattina, Baretta non nomina più Brugnaro ma sottolinea la netta presa di distanze dal sindaco che nel 2015 fa aveva sbaragliato il campo con la sua candidatura a sorpresa. «Cinque anni fa - dice il sottosegretario all'Economia - si presentò con una candidatura civica. Oggi si presenta al voto una coalizione di destra le cui azioni non sono in mano al sindaco uscente. Consentire alla destra, a Salvini, di governare Venezia è un salto nel buio che non ci possiamo permettere».
A Brugnaro Baretta contesta soprattutto di non essere riuscito a ripopolare il centro storico, a garantire sicurezza nei quartieri dove spacciatori e tossicodipendenti sono tornati a farla da padrone, a recuperare l'ingente patrimonio immobiliare pubblico. Ma l'applauso dei sostenitori della coalizione - 500 candidati in rappresentanza di cinque liste e 12 formazioni politiche e civiche - arriva quando Baretta chiede «una moratoria di cinque anni per i nuovi alberghi e i centri commerciali». La monocoltura turistica ha lasciato, dopo la pandemia, la città priva della principale fonte di reddito, e la richiesta di una nuova forma di sviluppo per la città è quanto mai attuale: Baretta fa leva sulla cultura, sullo sviluppo del commercio di vicinato e dell'artigianato, sulle attività green a Porto Marghera e sullo sviluppo del porto commerciale. Ma in generale su un assetto istituzionale condiviso, nel quale reclama per sè il ruolo di regista ma si dice pronto a creare cabine di regia per una nuova forma di governo.
Il programma, del resto, è costruito per coagulare una coalizione che vede al proprio interno partiti tradizionali e liste civiche, compresi i separatisti che ad autunno si battevano per l'autonomia del centro storico e che ora sembrano optare per un «buon federalismo».
NUOVO CORSO
Dalla propria parte Baretta ricorda che «con la pandemia tutto è cambiato, serve una nuova visione, nuove energie e risorse». E per una volta, ricorda, le risorse non sono un problema, dopo che l'Europa ha sdoganato 209 miliardi per l'Italia. L'importante è che Venezia sappia formulare le giuste richieste: «Se chiediamo i soldi per portare il tram all'aeroporto ce li danno - spiegherà a margine dell'incontro - se invece li reclamiamo per portare a Venezia 30 milioni di turisti all'anno la risposta è no».
Con questa strategia Baretta e la sua squadra proveranno a scalzare Luigi Brugnaro da Ca' Farsetti, in una corsa peraltro affollata. Agli altri quattro aspiranti sindaci in corsa (oltre a Baretta e Brugnaro) ieri si è aggiunta Sara Visman, consigliera uscente del Movimento 5 Stelle che guiderà la pattuglia pentastellata alle elezioni.
Alberto Francesconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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