LA SEDUTA
VENEZIA Si chiama Pssr: Piano socio sanitario regionale, strumento

Mercoledì 19 Dicembre 2018
LA SEDUTA VENEZIA Si chiama Pssr: Piano socio sanitario regionale, strumento
LA SEDUTA
VENEZIA Si chiama Pssr: Piano socio sanitario regionale, strumento per la programmazione dal 2019 al 2023. Ma ieri, all'avvio della maratona consiliare per l'approvazione di quella che è considerata la seconda gamba del sistema veneto (insieme alla riforma che due anni fa aveva istituito Azienda Zero e ridotto le Ulss), in aula c'era solo l'assessore al Sociale e non anche quello alla Sanità: lunedì il leghista Luca Coletto si è infatti formalmente dimesso in quanto neo-sottosegretario alla Salute, ma per il momento il governatore Luca Zaia ha deciso di tenersi l'interim, rinviando forse alla festa natalizia di venerdì l'annuncio della possibile super-delega alla zaiana Manuela Lanzarin. Così i contenuti del progetto di legge sono stati inevitabilmente oscurati dalle polemiche scatenate dall'opposizione, per la mancanza di uno dei due interlocutori in materia.
LE ACCUSE E LA DIFESA
Ad accendere la miccia è stata in mattinata Patrizia Bartelle (Italia in Comune): «È gravissimo che discutiamo dell'atto più importante della legislatura in assenza dell'assessore alla Sanità e del governatore che ha assunto la delega». Ma poi anche gli altri partiti hanno alimentato la protesta. Provocazione di Piero Ruzzante (Liberi e Uguali): «Senza togliere nulla all'assessore al Sociale, volete magari che sia l'opposizione a proporre un assessore alla Sanità?». Finta accondiscendenza di Graziano Azzalin (Partito Democratico): «Aspettiamo il pomeriggio così magari arriva Zaia, concediamogli questo tempo di attesa» (poi nel pomeriggio vera indignazione: «Una vergogna»). Richiesta di Manuel Brusco (Movimento 5 Stelle): «Vorremmo sapere chi è il riferimento». Replica dell'assessore Lanzarin: «È stato fatto un grande lavoro in commissione, a cui ho sempre partecipato con il collega Coletto. Avendo anche la delega ai Rapporti con il Consiglio, credo di poter sostenere l'onere della discussione». Ma alle minoranze non è bastato, com'è emerso dalla domanda di Andrea Zanoni (Pd): «Quindi dobbiamo andare avanti con interruzioni ad oltranza per telefonate varie?».
LA LITE
Proprio via cellulare Zaia ha fatto sapere ai suoi che, in attesa della nuova nomina «a breve», sarebbero stati i membri della Giunta presenti in aula a rispondere ai quesiti dei consiglieri. «Prima di giudicare l'assessore, ascoltiamola», ha provato a mediare l'avvocato Pietro Dalla Libera (Veneti Uniti), ex componente della coalizione di centrosinistra, legale di professione. «Fai il difensore della maggioranza?», l'ha punto Zanoni, subito rimproverato dal presidente Roberto Ciambetti (Lega): «Davvero brutto questo atteggiamento intimidatorio verso i colleghi». Inevitabile la lite, poi involontariamente stemperata da Stefano Valdegamberi (Misto), che inavvertitamente si era seduto nello storico posto di Coletto e così ha catalizzato le ironie dell'opposizione.
I TEMI E IL DIRIGENTE
Queste le scene di Palazzo, finché dopo pranzo è terminata la discussione generale sul Piano, oggetto di punti di vista contrapposti. Così il relatore zaiano Fabrizio Boron: «Da uno studio di Ca' Foscari emerge come il Veneto, ogni anno, perde circa 78 euro pro capite su costi standard nazionali, oltre 300 milioni di euro che vengono sottratti al Sistema sanitario regionale. Anche su questo fronte, l'autonomia del Veneto saprà dare risposte e soluzioni convincenti». Così invece il controrelatore dem Claudio Sinigaglia: «Il nuovo Piano ci preoccupa molto in quanto si pone in netta discontinuità con quello precedente, sia negli ospedali che sul territorio. Non capiamo il motivo per cui siano state smantellate le Medicine di gruppo integrate, è irrisolto il fondamentale tema della non autosufficienza, manca la riforma delle Ipab, c'è una drammatica carenza di personale medico e infermieristico». Critiche respinte dall'assessore Lanzarin: «L'universalità delle cure non è in discussione». Avanti di questo passo, sino all'arrivo di Domenico Mantoan, direttore generale dell'area Sanità e Sociale, per il vaglio dei circa 150 emendamenti che oggi saranno dibattuti e votati. Altro che due assessori, hanno pensato in molti: per approvare il Pssr, forse già stasera, alla fine potrebbe bastare il potente dirigente...
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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