L'INQUINAMENTO
VENEZIA Trovare le tracce dei Pfos ora è facile come misurare

Giovedì 18 Aprile 2019
L'INQUINAMENTO VENEZIA Trovare le tracce dei Pfos ora è facile come misurare
L'INQUINAMENTO
VENEZIA Trovare le tracce dei Pfos ora è facile come misurare la glicemia. I ricercatori di Ca' Foscari hanno brevettato un sensore elettrochimico in grado di calcolare la concentrazione di perfluorottano sulfonato, una delle più diffuse e inquinanti molecole della famiglia Pfas, attraverso un test alla portata di tutti. L'annuncio è arrivato ieri, nel giorno in cui il Veneto ha ufficialmente comunicato a Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna il rinvenimento delle sostanze perfluoroalchiliche anche nel fiume Po.
IL BREVETTO
L'apparecchio, simile appunto ad un glucometro, riesce a identificare una concentrazione di 30 nanogrammi di composto per litro di acqua. «Oggi servono costose analisi di laboratorio per misurare la concentrazione di Pfos spiega Paolo Ugo, docente di Chimica analitica e coordinatore del team di ricerca mentre il nostro sensore permette un riscontro sul campo, immediato e poco costoso, utile, ad esempio, a concentrare gli ulteriori approfondimenti analitici solo sui siti più inquinati. Spiegano dall'Università di Venezia che il dispositivo utilizza polimeri a stampo molecolare, una sorta di reticolo le cui cavità coincidono con le molecole che si vorranno riconoscere, in modo da intrappolare quelle complementari. In sostanza, conoscendo l'impronta del Pfos, il sensore è capace di riconoscerlo e misurarne la concentrazione.
L'invenzione è opera della squadra capitanata dal professor Ugo e composta anche dalla professoressa Ligia Maria Moretto e dalle ricercatrici Angela Maria Stortini e Najmeh Karimian, quest'ultima arrivata dall'Iran nel 2016 e approdata al dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi proprio per l'attività di ricerca che ha permesso di sviluppare lo strumento e presentarlo alla comunità scientifica internazionale, attraverso un articolo sulla prestigiosa rivista scientifica Sensors dell'American Chemical Society. Ora occorre l'investimento industriale per ingegnerizzare il dispositivo che rende facilmente fruibile sul display la misura effettuata, dopodiché il brevetto potrà essere utilizzato dalle aziende, fra cui quelle che gestiscono le reti idriche.
LA POLITICA
Agli inventori sono andate le congratulazioni di Luca Zaia. «E se l'attenzione accademica cresce ha aggiunto il governatore credo che sia fondamentale che anche il Governo agisca. Ribadisco che, come la Regione Veneto sin dal 2017 si è imposta limite zero Pfas per le acque destinate al consumo umano, è necessario che il ministero dell'Ambiente ponga subito limiti nazionali zero». Al riguardo Nicola Dell'Acqua, il commissario delegato all'emergenza che ha informato i colleghi delle altre Regioni sulla «presenza significativa della sostanza C604» nel Po, ha ricordato le due delibere del 2017: «Il provvedimento è stato preso in assenza di limitazioni nazionali ed europee in materia, con tutto ciò che questo comporta. La Regione, infatti, a tutela dei propri cittadini, si è posta dei limiti, per l'intero territorio regionale e, comunque, diversi dalla zona rossa, dove i limiti sanitari per i Pfas a catena lunga sono addirittura zero».
L'opposizione però non si fida, tanto che Piero Ruzzante (Lei), Cristina Guarda (Amp) e Patrizia Bartelle (Iic) hanno chiesto «una nuova commissione d'inchiesta sulla contaminazione da Pfas in Veneto, incentrata esclusivamente sulle responsabilità politiche ed istituzionali, visto che la precedente ha lavorato su informazioni parziali, lacunose e comunque sorpassate dagli eventi».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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