L'INCHIESTA
TREVISO Omicidio volontario, duplice tentato omicidio volontario,

Mercoledì 26 Febbraio 2020
L'INCHIESTA
TREVISO Omicidio volontario, duplice tentato omicidio volontario, violenza sessuale e stalking. Sono queste le ipotesi di reato per le quali il sostituto procuratore Daniela Brunetti, che ha notificato la chiusura delle indagini, intende chiedere il rinvio a giudizio di Christian Barzan, il 23enne di Quinto di Treviso accusato di aver causato volontariamente l'incidente stradale in cui la sera del 7 giugno scorso a Povegliano morì Giuseppina Lo Brutto, 62enne ex dipendente della Provincia. Ad accusare di aver provocato apposta il frontale con la vettura guidata dalla donna, che quella sera stava tornando da una cena con amici insieme al marito Flavio Cagnato rimasto gravemente ferito nell'impatto, fu Giorgia Biglieri, l'ex fidanzata che viaggiava con Barzan. «Lo ha fatto apposta - disse la 21enne - voleva uccidersi e uccidere anche me». Aggiungendo che poco prima il giovane l'avrebbe violentata in auto.
GLI ATTI
«Mentre procedeva verso Arcade - si legge negli atti di chiusura indagine - Barzan compiva atti diretti e idonei in modo non equivoco a cagionare la morte propria, quella della ex fidanzata e di Flavio Cagnato, provocando il decesso di Giuseppina Lo Brutto». Una manovra che, per il magistrato, Barzan avrebbe messo in atto «sterzando improvvisamente mentre era alla guida della sua auto, invadendo la semicarreggiata opposta e così impattando frontalmente con la macchina guidata dalla Lo Brutto». Il pm dice chiaramente che la sterzata sarebbe stata il risultato del tentativo di «cagionare la morte propria e quella di Giorgia Biglieri». Un gesto che il 23enne avrebbe anticipato all'ex fidanzata poco prima quando, mentre erano insieme in auto, le avrebbe detto: «Non so se arriverò a domani mattina perché mi ucciderò prima e tu morirai con me».
GLI SMS
Una tesi, quella del tentativo di uccidere la giovane, rafforzata dal contenuto di sms e Whatsapp che i due ragazzi si sono scambiati nei giorni precedenti. Il 19 maggio, alle 2.13 del mattino, Christian scrive: «Sulla sua tomba (del nonno, morto qualche giorno prima e ai cui funerali Giorgia non aveva voluto esserci, ndr) giuro che ti ucciderò». Sempre la stessa notte: «Io ti ucciderò, te lo assicuro Giorgia, te lo assicuro». Non era la prima volta che Barzan minacciava la giovane. Il 18 marzo, a seguito di un'altra discussione sempre via messaggio telefonico (in tutto la chat di Whatsapp tra i due ragazzi, dal gennaio del 2019 al maggio dello stesso anno, contiene quasi 6 mila conversazioni) Christian scrive: «Voglio sputare e orinare sulla tua tomba». Poi inizia a parlare di suicidio. Il 20 maggio chiede a Giorgia di vedersi ma lei non è convinta. «Se tu non vieni io mi ammazzo» le scrive. E subito dopo: «E se non vieni tra poco io parto per l'autostrada e mi ammazzo». Poi ancora: «Io mi ammazzo, ti sto dicendo che mi ammazzo. Tu mi stai ammazzando, se non mi ammazzo morirò lo stesso».
I LEGALI
Il pm non ha tenuto conto dell'esito della perizia disposta dalla Procura sulla dinamica dello scontro secondo cui l'angolo di impatto tra le due auto escluderebbe la volontarietà della sterzata, facendo propendere invece per una disattenzione causata dall'alta velocità e dal fatto che forse i due ragazzi stavano litigando. La ragione della violenta discussione, che sarebbe sfociata anche in un colpo al viso che Christian avrebbe inferto a Giorgia provocandole sanguinamento e una tumefazione al labbro, sarebbe il rapporto sessuale a cui Barzan avrebbe costretto la Biglieri poco prima dell'incidente. Una violenza a cui la giovane si sarebbe opposta, un rapporto completo consumato senza alcuna protezione. «Siamo soddisfatti - ha detto il legale - perché la ragazza è stata creduta, dopo che la sua versione era passata sotto delle vere e proprie forche caudine mediatiche e si era messo in dubbio che avesse detto la verità». «L'impianto accusatorio - è invece il commento di Fabio Crea, il penalista che assiste Christian Barzan - continua a mostrare grandi debolezze. Quello che si legge negli atti di chiusura delle indagini non mi sorprende: non mi aspettavo una inversione a U degli inquirenti dopo l'atto di fede che era stato fatto sulle dichiarazioni della Biglieri. Ma la consistenza delle prove, più che la verifica del pubblico ministero, deve passare il vaglio del tribunale».
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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