L'APPELLO
VENEZIA Agnelli tremate, i lupi son tornati. Con la bella stagione

Domenica 14 Luglio 2019
L'APPELLO
VENEZIA Agnelli tremate, i lupi son tornati. Con la bella stagione e gli alpeggi, in Veneto è di nuovo allarme grandi carnivori. Solo che i piani di intervento decisi con la Regione Veneto non bastano più. Ed è per questo che la Coldiretti chiede l'intervento del Governo. Il punto, però, è che il ministero dell'Ambiente retto da Sergio Costa (quota M5s) non ne vuol sapere di sparare ai lupi: è una specie protetta, non li si può ammazzare. Al che gli agricoltori ribattono esibendo i numeri di quella che definiscono una strage: nel 2018, nell'intero territorio montano veneto, si sono verificate 196 predazioni con 400 capi morti, 50 feriti, 125 dichiarati dispersi. È così che la Coldiretti rilancia: «Il patto con la Regione Veneto non basta, serve un piano di governo. Gli allevatori sono al limite della resistenza».
GLI AGRICOLTORI
La giunta regionale - ricorda Coldiretti - ha dato il via libera a un procollo che prevede il monitoraggio sull'effettiva distribuzione dei predatori e la presenza di eventuali ibridi nonché a coordinare gli organi competenti per affrontare il problema dei cani vaganti. Quanto ai danni subiti dagli imprenditori agricoli c'è la copertura dei costi sostenuti per recinti elettrificati e animali da guardiania e contributi per ulteriori sistemi di protezione del bestiame, come la presenza di vigilanti nelle malghe e sui pascoli. Ma a detta della Coldiretti le azioni messe in campo dalla Regione non bastano. «È urgente - dice l'associazione di categoria - trovare nuove modalità strategiche all'interno dei piano di governo della fauna selvatica che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione del proliferare di questi grandi carnivori da considerare non più esemplari in via d'estinzione». Tradotto: i lupi si sono moltiplicati, vanno uccisi.
LA POLITICA
A chiedere l'intervento del ministero dell'Ambiente è anche la deputata vicentina Silvia Covolo (Lega): «Nessuno vuole lo sterminio dei lupi né stravolgere l'ecosistema della zona . ha scritto in una interrogazione - ma è chiaro a tutti che per difendere concretamente persone, animali da allevamento e attività produttive presenti nelle malghe e negli alpeggi servono soluzioni adeguate ed efficaci».
I CINGHIALI
Intanto la Regione Veneto ha stabilito che dalla prossima stagione faunistico venatoria 2019/2020 si potrà cacciare il cinghiale anche sul Monte Baldo. Il numero di capi prelevabili in selezione da appostamento è fissato a 300, distinti per sesso e classe d'età come da indicazioni dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Il tetto potrà essere superato, su autorizzazione della Provincia, fino ad un massimo di 400 esemplari, fermo restando il rispetto della ripartizione per sesso ed età indicata da Ispra. I periodi di caccia vanno dal 2 novembre 2019 al 30 gennaio 2020 in girata e fino al 30 marzo 2020 in selezione da appostamento. Il prelievo sperimentale resta in vigore anche in Lessinia come avviene dal 2010.
«Si tratta di un prelievo del tutto sostenibile, che ha ottenuto il parere favorevole dell'Ispra ha detto l'assessore all'Agricoltura, Giuseppe Pan per contenere il proliferare della specie, visti i problemi causati nel territorio veronese, caratterizzato da spiccata vocazione agricola».
Come per le passate stagioni venatorie, i soggetti titolati al prelievo sono rappresentati esclusivamente dai cacciatori in possesso dell'abilitazione alla caccia al cinghiale rilasciata dall'Amministrazione provinciale di Verona, a seguito di apposita formazione e del superamento della relativa prova d'esame. (al.va.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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