L'ALLARME
VENEZIA Dopo i controlli e le indagini, ora la Regione chiede l'avvio

Sabato 14 Luglio 2018
L'ALLARME VENEZIA Dopo i controlli e le indagini, ora la Regione chiede l'avvio
L'ALLARME
VENEZIA Dopo i controlli e le indagini, ora la Regione chiede l'avvio del procedimento di sospensione di tutti gli impianti di Miteni. La svolta nella vicenda Pfas è stata annunciata ieri, al termine della riunione della commissione tecnica, istituita da Palazzo Balbi per supportare gli enti competenti nelle attività di bonifica del sito di Trissino e nella revisione dell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla stessa azienda, sospettata di essere la principale responsabile del grave inquinamento che interessa le province di Vicenza, Padova, Verona e Rovigo. A far scattare l'allarme è stato l'esame della situazione determinata dal trattamento del composto GenX, ora fermo.
LA DECISIONE
Si tratta di un tensioattivo, proveniente dall'olandese Dupont e accusato di essere potenzialmente cancerogeno, che Miteni afferma di aver lavorato sottoponendolo «a filtraggi successivi con un abbattimento totale delle emissioni» e rispetto a cui assicura che «non c'è mai stato nessuno sversamento». Osservano al riguardo i tecnici regionali: «Le attività di monitoraggio attuate da Arpav nel periodo maggio-luglio, e tuttora in corso sulle acque sotterranee, ad oggi non evidenziano la necessità di adottare provvedimenti collegati alla presenza di queste sostanze nelle aree di captazione delle acque ad uso idropotabile, essendo la presenza di GenX circoscritta all'interno del sito Miteni». Allo stesso tempo, però, la commissione ha preso la decisione di mettere un punto alla vicenda: «Si è convenuto sulla necessità che la Provincia di Vicenza emani formale diffida nei confronti di Miteni ad eseguire, entro 30 giorni, le verifiche sulla tenuta/funzionalità di tutti gli impianti presenti nel sito Miteni. Obiettivo di tali verifiche è l'accertamento di eventuali fuoriuscite di prodotti dalla ditta che possono contaminare la falda. Le verifiche dovranno essere eseguite in contraddittorio da Arpav e con i tecnici competenti del Comitato tecnico regionale, che svolge la propria attività nell'ambito della direttiva Seveso. In caso di inadempienza da parte di Miteni saranno adottati i provvedimenti previsti dalla normativa Aia: la revoca dell'autorizzazione».
LA REPLICA
Da parte sua, la ditta si dice pronta a cooperare: «Arpav è venuta 103 volte in stabilimento nel ultimi 18 mesi e se ora vuole controllare anche la tenuta dei tubi avrà come sempre la nostra piena collaborazione. Abbiamo subito più controlli di tutte le aziende del territorio che usano Pfas messe insieme. Questo nonostante l'agenzia europea Echa abbia documentato che vengono utilizzati in Veneto Pfas e precursori di Pfas in volumi di centinaia di tonnellate ogni anno, e che il Tribunale superiore delle acque pubbliche un anno e mezzo fa abbia indicato chiaramente di cercare tra gli utilizzatori l'origine delle fonti di inquinamento». Miteni avanza un dubbio: «Rileviamo come la vicenda del ritrovamento di nanogrammi di GenX, produzione pienamente autorizzata, sia straordinariamente tempestiva. È singolare che una lettera spedita dall'Olanda a marzo e rimasta ferma per mesi sia stata fatta filtrare proprio il giorno successivo alla notizia sul rapporto dell'agenzia dell'Unione Europa che confermava i dati della ricerca sulle centinaia di tonnellate di Pfas utilizzate ogni anno in Veneto».
LE POLEMICHE
Non si placano dunque le polemiche, su più fronti. «Occorre bloccare la fonte dell'inquinamento, poi si potranno fare tutte le verifiche del caso», dicono parlamentari e consiglieri regionali e comunali del M5s. «Sui Pfas continua a non esserci trasparenza, per questo sulla questione GenX ho chiesto l'audizione in commissione di Arpav e Regione», aggiunge Andrea Zanoni (Pd). Greenpeace, con Giuseppe Ungherese, incalza la Regione: «Spieghi perché ha autorizzato Miteni al trattamento di rifiuti chimici pericolosi». Ma l'assessore veneto Gianpaolo Bottacin (Lega) replica a muso duro: «Non si possono lanciare impunemente accuse infondate di negligenza e leggerezza, quando è il Veneto il primo ad aver aperto la strada nel far emergere e nell'affrontare inedite questioni ambientali, come i Pfas». Sui quantitativi Miteni concorda: «I dati diffusi da Greenpeace sono del tutto sbagliati».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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