Insulti nella lite innescata dalla convertita all'Islam: assolto

Mercoledì 17 Aprile 2019
IL CASO
VENEZIA Non ci fu diffamazione aggravata dalla discriminazione per motivi religiosi. Il Tribunale di Venezia ha assolto, perché il fatto non sussiste, Andrea Bonaventura, operaio cinquantenne di Borgoricco (Padova), finito sotto accusa per alcune frasi, un po' colorite, pubblicate su Facebook e riferite a Silvia Layla Olivetti, la donna di Marghera (Venezia) convertitasi all'Islam più di una dozzina di anni fa, fondatrice del Movimento per i diritti dei musulmani in Italia.
La sentenza è stata letta nella tarda mattinata di ieri, alla Cittadella della giustizia di piazzale Roma, a Venezia: nella precedente udienza, svoltasi all'inizio di aprile, lo stesso pubblico ministero, Fabrizio Celenza, si era battuto per l'assoluzione dell'imputato, sostenendo che le parole da lui scritte erano il risultato di un'accesa discussione svoltasi sul social network, in qualche modo istigata dalla stessa vittima, la quale è risultata aver partecipato alla discussione sotto falso nome alimentando lo scontro verbale. Inoltre, secondo il rappresentante della pubblica accusa, in quelle espressioni non si ravvisavano offese e neppure vere e proprie minacce.
LE FRASI INCRIMINATE
A Bonaventura erano state contestate alcune frasi di questo tenore: «Se la incrocio per strada le sputo in faccia... vediamo se e chi si deve c... addosso... ho i due migliori avvocati che i soldi possono comperare e anche delle armi in caso...».
Il difensore del cinquantenne padovano, l'avvocato Carlo Costantini, si è battuto per dimostrare che il suo assistito non ha commesso alcun reato, e il Tribunale gli ha dato ragione, pronunciando assoluzione con formula piena.
La posizione dell'operaio di Borgoricco faceva parte di un fascicolo inizialmente aperto anche a carico di Luca Ferrari, tassista milanese di 49 anni e amministratore di alcuni gruppi Facebook dal titolo esplicito come Bruciamo il Corano, Movimento per la tutela degli Italiani 2, Movimento per la tutela degli italiani e delle italiane e Khalid? Ma anche no, il quale è stato condannato lo scorso anno, in primo grado, a 7 mesi di reclusione (pena sospesa) in relazione ad alcuni post ritenuti offensivi.
La vittima, Silvia Layla Olivetti, acquisì notorietà nel 2004 dopo la scelta di convertirsi all'Islam e di indossare il velo: fu invitata ad alcuni talk show televisivi, tra cui Le invasioni barbariche, condotto da Daria Bignardi su La 7. La donna di Marghera è anche autrice di Diversamente italiani, un libro inchiesta che raccoglie al suo interno 24 storie di donne e uomini italiani cristiani che si sono convertiti all'islamismo; libro e che l'ha trasformata in una figura di riferimento per le donne musulmane.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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