IL VERDETTO
VENEZIA L'Uomo Vitruviano volerà in Francia per essere esposto

Giovedì 17 Ottobre 2019
IL VERDETTO
VENEZIA L'Uomo Vitruviano volerà in Francia per essere esposto al Louvre nella grande mostra dedicata a Leonardo Da Vinci. Alla fine il Tar del Veneto ha respinto la richiesta di Italia Nostra di sospendere il contestato scambio tra sette disegni leonardeschi (con l'Uomo, altri sei) conservati nel caveau delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, che ora potranno essere ammirati fino al 14 dicembre a Parigi, e una serie di dipinti di Raffaello Sanzio, da esporre nella mostra che le Scuderie del Quirinale dedicheranno, il prossimo anno, all'altro genio del Rinascimento italiano. Tira un sospiro di sollievo Dario Franceschini, il ministro dei Beni culturali che a fine settembre aveva firmato con il collega francese il memorandum che sanciva lo scambio. Per i giudici non c'è «vizio di incompetenza del ministro», che non ha scavalcato i competenti dirigenti. Delusione tra le fila di Italia Nostra che avevano puntato sul «carattere identitario» dell'opera, che per i giudici «non è assoluto». E sulle precarie condizioni del foglio, fragilissimo e con un inchiostro che scolora. Ma in questo caso, per i giudici, fanno fede gli ultimi pareri dell'Opificio delle pietre dure e dell'Istituto centrale di restauro, che superano quelli «maggiormente cautelativi» che avevano dato gli esperti delle Gallerie dell'Accademia.
L'UDIENZA
Un'udienza attesissima, quella di ieri. Con la mostra parigina alle porte - l'inaugurazione è il 24, il vernissage domani - il Tar, che inizialmente aveva fissato la discussione della sospensiva proprio il 24, l'aveva poi anticipato per sentire il contraddittorio tra le parti ed eventualmente bloccare la partenza. Per circa tre quarti d'ora i giudici della seconda sezione - il presidente Alberto Pasi, con Stefano Mielli e Maria Giovanna Amorizzo - hanno ascoltato le varie ragioni. L'avvocato Alessandro Sartore Caleca, per Italia Nostra, ha insistito sui limiti degli ultimi pareri favorevoli al trasferimento, emessi senza nemmeno aprire la teca dove è conservato un disegno già fessurato che «potrebbe tornare da Parigi a metà». «Non c'è rischio, lo dicono i pareri dei massimi esperti» ha ribattuto il capo dell'Avvocatura distrettuale dello Stato, Stefano Maria Cerillo, costituitosi per il Mibact con l'avvocato Antonella Daneluzzi. «L'importanza di questa causa è sulla valorizzazione del bene culturale - ha spiegato - che è finalizzata alla fruizione, non proprietaria». Tesi sostenuta anche dagli avvocati del Codacons, Franco Conte e Marina Volpato. «Un bene artistico è tale se è fruibile. E la cultura non può costruire muri» ha commentato Conte.
L'ORDINANZA
I giudici del Tar si sono ritirati all'una e mezza. Tre ore dopo avevano già depositata la loro ordinanza. Sette pagine scarse per respingere la sospensiva di un ricorso che «non presenta sufficienti elementi di fondatezza». I giudici promuovono il memorandum in quanto siglato da Franceschini il 24 settembre, il giorno dopo il parere positivo inviato via mail dal direttore delle Gallerie dell'Accademia. E smontano l'obiezione legata al fatto che l'Uomo fosse stato inserito, nel 2018, nell'elenco delle opere identitarie dell'Accademia, «generalmente escluse dal prestito». Un elenco che, per i giudici, «non ha individuato delle opere che in modo assoluto ed inderogabile non possono uscire». Tanto che in passato altri pezzi in quell'elenco sono stati prestati: da La tempesta di Giorgione, alle Visioni dell'Aldilà di Bosch, al disegno di Michelangelo La caduta di Fetonte.
Quanto ai possibili danni che potrebbe patire l'opera per una nuova esposizione, dopo quella di quest'estate a Venezia, i giudici rimandano agli ultimi pareri tecnici per cui «le criticità possono considerasi risolvibili con precise cautele sulla movimentazione, sulla riduzione dei giorni di esposizione e con condizioni di illuminamento limitate». Il fatto, infine, che questa doppia mostra nel giro di pochi mesi possa comportare, per l'Uomo Vitruviano, un riposo al buio più lungo è una scelta dell'amministrazione «non sindacabile dal giudice». Nessun vizio, insomma, per un prestito che «valorizza al massimo il patrimonio», nell'ambito di uno scambio tra Paesi.
LE REAZIONI
«Il Tar ha riconosciuto la piena legittimità dell'operato dell'amministrazione che ha agito in modo corretto e trasparente» ha commentato, a caldo, il Ministero. Mentre Franceschini ha twittato soddisfatto: «Ora può partire le grande operazione culturale italo-francese delle due mostre su Leonardo a Parigi e Raffaello a Roma». Delusi ma anche battaglieri da Italia Nostra. «Questa è una sconfitta per la tutela» hanno commentato, senza escludere un ulteriore ricorso per un «precedente pericoloso» sulla «questione irrisolta da tanti, troppi anni, dei prestiti e dei viaggi delle opere d'arte di inestimabile valore custoditi nei nostri musei».
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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