IL RITROVAMENTO/2
SAN VITO DI CADORE (BELLUNO) Undicimila anni fa i cacciatori

Sabato 25 Luglio 2020
IL RITROVAMENTO/2 SAN VITO DI CADORE (BELLUNO) Undicimila anni fa i cacciatori
IL RITROVAMENTO/2
SAN VITO DI CADORE (BELLUNO) Undicimila anni fa i cacciatori si preparavano per abbattere gli animali, stando sotto un riparo, addossato a un masso, nella verde conca di Pra Comun, al passo Giau, in territorio di San Vito di Cadore.
Su quel valico, che divide l'alto Agordino dalla conca d'Ampezzo, stanno lavorando gli archeologi delle università di Ferrara e Trento, in una campagna di scavi iniziata nel 2019, ripresa e proseguita in questi giorni, per concludersi il 29 luglio. «Questo ritrovamento è coetaneo con il riparo mesolitico di Mondeval de Sora, secondo l'esito degli esami eseguiti su alcuni dei reperti», spiega la professoressa Federica Fontana.
I RICERCATORI
Lo scavo è venuto al termine di un lavoro di ricerca iniziato nel 2011, con la collaborazione di appassionati ricercatori locali, che rinvennero i primi oggetti, da una osservazione superficiale dell'area. Nella prima campagna del 2019 è stato ispezionato un livello meno profondo, con depositi altomedievali, databili fra V e XI secolo dopo Cristo, epoca di insediamento stagionale di pastori. Lo strato sottostante, ben più antico, risale a 11mila anni fa. È stato individuato sinora un insediamento di cacciatori; sono stati trovati molti frammenti di selci scheggiate, utilizzati per armare le frecce, da usare nella caccia. Il materiale è stato trovato in ottime condizioni di conservazione. «Le segnalazioni di alcuni appassionati ci convinsero della presenza di un sito importante spiega la professoressa Fontana grazie ai frammenti venuti in superficie in situazioni naturali, di erosione o scalpiccio degli animali al pascolo. In un sopralluogo del 2018 rilevammo la posizione strategica di questo riparo; nel 2019 i sondaggi esplorativi; quest'anno abbiamo rilevato più strati, in sequenza ben scandita e conservata». Il professor Fabio Favulli dell'università di Trento precisa: «Abbiamo ampliato l'area di scavo e trovato carboni, resti di combustione; alcuni manufatti; ossa di animali, preda di caccia. Gli oggetti sono selci scheggiate, rese taglienti per armare le frecce, da usare per ferire gli animali, farli sanguinare copiosamente, per non doverli inseguire a grandi distanze». Il sito si trova a 2.050 metri di quota; soltanto un centinaio di metri più basso della sepoltura di Mondeval, che dista un paio di chilometri, oltre forcella Giau: «Questo è un unicum straordinario spiega Fontana perché la sepoltura di Mondeval è una delle tre del Norditalia, con l'unico uomo, perché nelle altre due in Val d'Adige sono state trovate due donne». Le indagini in questo nuovo sito sono state rese possibili dalla collaborazione fra il Comune e la Regola di San Vito di Cadore, l'amministrazione di Selva di Cadore, con l'associazione Tramedistoria, che gestisce il museo Vittorino Cazzetta, dedicato allo scopritore di Valmo, l'uomo di Mondeval. Le campagne di scavi potranno proseguire in futuro: si sta tessendo un accordo con l'università di Innsbruck, con fondi transfrontalieri.
Marco Dibona
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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