IL PERSONAGGIO
VENEZIA Non è veneziano. Non è nemmeno veneto. Ha uno

Domenica 9 Dicembre 2018
IL PERSONAGGIO VENEZIA Non è veneziano. Non è nemmeno veneto. Ha uno
IL PERSONAGGIO
VENEZIA Non è veneziano. Non è nemmeno veneto. Ha uno spiccatissimo accento milanese. Epperò ha deciso di stabilirsi in laguna e di raccontare storia, curiosità, aneddoti della Serenissima. Su Facebook, da quando ha «smontato» il luogo comune della maledizione di Ca' Dario, spopola con video che hanno migliaia di visualizzazioni. Si diverte e pure ci campa. Perché Federico Blumer, 36 anni, con Il viaggio di scoperta, la pagina su Fb con cui racconta Venezia, si è inventato un lavoro.
CHI È
A Venezia Blumer arriva nel 2005 per laurearsi in Beni culturali. Studia e lavora. Inizia come maschera al Teatro la Fenice, poi dall'accoglienza e dallo strappo biglietti diventa responsabile di sala. «Con Cristiano Chiarot, all'epoca responsabile del marketing, ho visto la Fenice decollare». Lascia Venezia per Londra, torna a Milano, intanto lancia il sito Il viaggio di scoperta. È un tentativo dietro l'altro: interviste, video di mostre, racconti. «Spendo senza guadagnare». Il 21 novembre 2017, un anno fa, per la Madonna della salute, lancia la prima pillola veneziana, appena un minuto, la durata giusta per i social. E funziona. Ma non decolla. La svolta avviene con Ca' Dario. «Faccio un video in cui racconto la vera storia del palazzo, tutti credono che porti sfortuna, io racconto quello che c'è dietro la facciata, collego Ca' Dario alla caduta dell'Impero romano d'oriente. Il video diventa virale, oggi ha 400mila visualizzazioni. Avevo 1.500 followers, li triplico». E da lì Il viaggio di scoperta si dedica tutto a Venezia, alla città nota e, soprattutto, a quella meno nota. «Perché - dice Blumer - i luoghi sono fatti dalle persone. E io cerco di raccontare le persone». Gira con telefonino e bastone da selfie, così da riprendere se stesso mentre mostra i luoghi da narrare. Il 29 ottobre, con l'ultima acqua alta, in completo blu e cravatta, ha attraversato e raccontato Piazza San Marco con l'acqua che gli arrivava a metà coscia: «Avevo gli stivali corti al ginocchio, quelli alti non sono riuscito a trovarli e dai ferramenta c'era la coda». Pantaloni buttati? «Li ho salvati, ma è rimasta la riga dell'acqua salsa».
Dallo scorso 1° luglio Blumer è diventato veneziano. «Vivo qui da un amico che ha deciso di affittare casa a residenti e non a turisti». Dice che rispetto a dieci anni fa Venezia è cambiata: «Un'esplosione di bar, di consumo facile e veloce». La città è invasa dai turisti, ma non metterebbe né il numero chiuso né il ticket d'ingresso: «Sarebbe il primo passo per rendere Venezia un parco turistico».
LAVORO
Ma come si fa a vivere di Facebook? «Il guadagno non è il video. I video ti fanno conoscere e per farli bene devi studiare. Alla base di ogni video c'è un lavoro di preparazione, devi raccogliere le informazioni e poi devi saperle raccontare rendendole appetibili. Ma soprattutto conta l'autorevolezza: controllare le cose che si dicono e blindare le informazioni». Errori? «Una volta ho scambiato l'Assunzione per l'Annunciazione, me l'hanno fatto notare e ho ringraziato». Non è singolare raccontare Venezia con un accento marcatamente lombardo? «Io mi definisco lombardo e veneziano, dico di essere un po' un ponte perché democratizzo la cultura, la rendo accessibile a tutti». Ma come ci si campa? «La benzina è rappresentata dalle ricerche che compio. Faccio conferenze, ho collaborazioni con case editrici, collego e promuovo libri ai video che trasmetto su Fb. E ho una serie di collaborazioni, come ad esempio i voli culturali partendo dal Nicelli del Lido: non avete idea di quanto sia bello raccontare la celebre veduta di Jacopo de' Barbari dall'elicottero».
I VIDEO
Ogni giorno un video. Anche quando c'è da mostrare la prima nebbia a San Marco o parlare di San Martino, con tanto di pentola e mestolo, o raccontare la storia dei leoni dell'Arsenale. «Adesso mi piacerebbe raccontare gli interni. Quelli dei musei, della Basilica, del Ducale. E vorrei raccontare Lepanto, la caduta della Serenissima. Che è un grande punto di domanda: perché lo stato autonomo più longevo in Italia cade così, quasi nel silenzio dell'Europa?». C'è chi vorrebbe Venezia di nuovo autonoma, concorda? «Venezia meriterebbe di avere la consapevolezza di sé, una città unica che non può avere la velocità del resto del mondo. Per vivere qui devi accettare dei compromessi, che però hanno dei ritorni altissimi. Ad esempio, qui quando cammina la gente si saluta».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci