Il gestore: «Non sono razzista, colpa della security, li cambierò»

Sabato 10 Agosto 2019
LA REPLICA
CHIOGGIA (VENEZIA) «Non sono razzista e spero di incontrare al più presto il ragazzo di Adria e la sua famiglia per chiarire con loro quello che può essere accaduto». Il giorno dopo le accuse di razzismo, piovute su di lui e sul suo locale, per aver impedito l'ingresso a un ragazzo di colore, peraltro italianissimo, adottato da una famiglia polesana, Fabio Damian, gestore del Cayo Blanco, non solo tende la mano al giovane maltrattato, ma annuncia anche una verifica «cautelativa» sul servizio di security. «Ho già chiesto all'Agenzia di cambiare tutti i buttafuori in servizio nel locale e vedrò anche se sarà possibile cambiare Agenzia». Ma vuole anche ribattere, punto per punto, alle contestazioni che gli sono state mosse.
«UN FRAINTENDIMENTO»
«Non mi interessa risponde Damian la perdita economica per la sospensione dell'attività ordinata dal Questore. Ma sentirmi dare del razzista lo considero intollerabile». Della cinquantina di persone in servizio nel locale, infatti, «15 sono stranieri e 12, in particolare, africani dice Damian e le persone di colore entrano liberamente: ci sono le foto delle feste a dimostrarlo». E pure i venditori irregolari della spiaggia (proprio quelli a cui la polizia locale sequestra la merce, un giorno sì e uno no) «lascio che usino i bagni dello stabilimento e gli faccio le colazioni a prezzo calmierato». La discriminazione lamentata dal ragazzo «credo sia stato un fraintendimento e vorrei chiarirlo con lui. I buttafuori mi hanno spiegato che loro avevano solo chiesto di portare un po' di pazienza, perché c'era molta calca e il controllo dei documenti (non facciamo entrare minorenni) richiedeva tempo. Tutto qui, poi si è innestata la discussione ed è scoppiato il caso. Di sicuro io non ho mai dato disposizione (come avrebbe detto, invece, la security, secondo il ragazzo) di non far entrare gli africani». Damian ribatte anche sui presunti casi di violenza, da parte dei buttafuori, ai danni di alcuni clienti scomodi. «Quello con la gamba e la mandibola rotta faceva parte di una compagnia di addio al celibato (un genere che cerchiamo di evitare, ma erano entrati in incognito) che aveva avuto una discussione con un gruppo di chioggiotti. Era stato allontanato e aveva dato un pugno a un buttafuori. Quando lo abbiamo soccorso, era ferito fuori dal locale, ma io non posso sapere chi l'aveva picchiato. Abbiamo poi saputo che era un pregiudicato. Quello col setto nasale rotto, invece, è stato l'anno scorso ed il fatto è accaduto fuori da locale, un'ora dopo la chiusura».
Diego Degan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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